Roma, intervista al TG5 di Papa Francesco vista dal segretario del PCI Lazio Oreste della Posta
“Questo è il mio Papa” afferma con convinzione e una punta d’orgoglio Oreste della Posta, segretario regionale del PCI Lazio.
“Nella Chiesa e con la Chiesa, in Italia e in Siria, ad esempio, le numerose iniziative che svolgiamo di natura sociale e politica hanno proprio il segno del ribaltare il liberismo che sottostà alla logica dell’imperialismo fautore e causa di guerre“.
“Bergoglio, Papa Francesco, ha rilasciato l’intervista esclusiva al TG5 in cui Fabio Marchese Ragona ha avuto modo di rivolgere domande alle quali sono seguite argomentate, non semplicistiche risposte. Chi legge, non solo da devoto religioso, le cose che nelle pastorali fatte di parole, di scritti e di comportamenti da parte dei responsabili della Chiesa e, ancor più, da parte del Pontefice, sa bene che è inutile cercare, pur nella immediatezza del mezzo comunicativo, risposte adattabili al cogente, all’attimo socio/politico/culturale. Così è solitamente“.
“Forse, interpretando l’asticella più alta di allarme per i drammi e le tragedie dell’umanità, oggi, Francesco ha corretto, sicuramente non per il piccolo cabotaggio, rivolto però già all’agire dell’oggi, questa impostazione. Infatti, pur inserendo temi ‘epocali’ come la tragedia dei bambini nel mondo – in tutte le forme della disperazione e delle vessazioni e privazioni che i fanciulli, i minori devono subire in ogni latitudine -, o come la questione principe della guerra – non a caso ha definito ‘Terza Guerra Mondiale’ quella in atto, anche se con modalità differenti (siamo disseminati di cosiddetti ‘conflitti regionali’) – egli ha dato una univoca risposta“.
“Se vogliamo uscirne migliori” continua Della Posta “dovremo prendere una strada, se vogliamo riprendere le stesse cose di prima la strada sarà un’altra strada, e sarà negativa. E oltre alla pandemia ci sarà una sconfitta in più: quella di non esserne usciti migliori“.
Questo pensiero cardine che, certo, affronta la realtà della pandemia,
non la racchiude ad un unirsi per azzerare il Covid punto e basta. No. Egli prende di petto la questione epocale per quella che è.
“È un problema serio da prendere molto sul serio e se noi vogliamo uscire da questa situazione senza vedere queste cose allora l’uscita sarà peggiore“.
“Dobbiamo uscirne considerando le cose concrete, nessuna fantasia: cosa possiamo fare per cambiare questa situazione? Le statistiche dicono che togliendo un mese di spese di guerra potremmo dare da mangiare a tutta l’umanità per un anno. Dobbiamo prendere coscienza di questa drammaticità del mondo, non è tutto una festa – aggiunge Francesco -. Per uscire da questa crisi a testa alta e in modo migliore dobbiamo essere realisti. Ci vuole realismo“.
Questa è la riflessione, che travalica l’appartenenza cristiana o cattolica e perfino la religiosità individuale, che ad ogni persona che conosce la crudeltà e la bontà che è insita nella organizzazione sociale degli uomini, può fare da punto di partenza per mutare le cose concrete che non vanno.
“Dannose e deleterie per l’umanità tutta” il segretario comunista così conclude.
“Ora, se si tira la veste di Papa Francesco solo scegliendo il richiamo all’unità del momento senza collegare il suo pensiero a questo inquadramento più generale, sicuramente si ottiene il risultato di spendere le parole udite a vantaggio del piccolo cabotaggio della crisi di governo o dello sciopero da evitare; ma se si pensa alla scommessa grande di cambiare – in meglio o in peggio? domanda Bergoglio – come non comprendere che la critica al sistema dell’imperialismo, e al suo assunto individualista vero che sono il capitalismo e il liberismo è il fulcro da cambiare, ribaltare, un minuto dopo il termine della pandemia?“.
“Con l’autorevolezza morale di cui può disporre, questo gesuita a capo della Chiesa, sta ponendo le basi per un fronte che non mira a ricadute politiche o sociali, ma, che non potrà non avere effetti in ogni parte del mondo nel destrutturare e acclarare la putrefazione in atto dei disvalori individualisti del capitale“.