Investire in titoli di Stato: come valutare i rischi del proprio portafoglio obbligazionario
(Adnkronos) – Milano 12 ottobre 2023. Gli ultimi tre anni sono stati piuttosto turbolenti per le obbligazioni governative europee. I titoli di Stato, infatti, sono scesi in media tra l’11% e il 19%. Una situazione, per altro, che ha caratterizzato anche l’appena concluso mese di settembre, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti. Gli strateghi di Bank of America hanno pubblicato recentemente un’analisi che ha evidenziato che gli ultimi 3 anni sono stati i peggiori degli ultimi 236 anni per il mercato obbligazionario. Mai si era verificato dal 1787 un così lungo periodo di perdite per i detentori di obbligazioni. La domanda, allora, sorge spontanea, in numerosi investitori. Investire sull’obbligazionario e in particolare in titoli di Stato (che rappresentano il mercato più importante) conviene? Addentrarsi in questo mercato non è un’impresa semplice. I numeri non vanno mai trascurati e occorre effettuare un’attenta analisi riguardo ai rischi collegati al proprio portafoglio. Ma come fare? Un’analisi pubblicata da SoldiExpert
SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, punta a fare chiarezza sull’argomento e fornire alcune informazioni di base per chi si avvicina a questo mercato o non ne afferra pienamente le logiche.
Investimento in titoli di Stato, il flop dell’ultimo triennio
Come appena anticipato, quando si decide di investire in titoli di Stato è necessario effettuare un’attenta valutazione di questi strumenti e di cosa ne determina l’andamento. Nell’ultimo triennio, ad esempio, il drawdown che ha caratterizzato i titoli obbligazionari europei è stato piuttosto significativo, di circa il 21%. Ovvero questo è stata la perdita che hanno subito coloro che sono entrati nel momento “peggiore” che non è molto distante dall’ingresso sul mercato proprio 3 anni fa. Quando si discute di azioni e obbligazioni e si effettuano confronti sulle scelte di investimento ottimali, infatti, è essenziale considerare sempre i numeri. L'incrementata volatilità delle azioni viene bilanciata da ciò che viene definito come "premio al rischio", ovvero dai rendimenti superiori. Un fenomeno simile, secondo quanto affermato dal docente di finanza Jeremy Siegel, autore del libro "Stocks for the Long Run", si manifesta nei mercati fin dal 1802. Sostiene, basandosi su dati empirici, che nonostante l'andamento altalenante a breve termine del mercato azionario, le azioni offrano rendimenti più elevati nel lungo periodo rispetto ad altre opzioni di investimento, tra cui le obbligazioni e i titoli di Stato. Inutile sottolineare che la volatilità storica delle azioni è molto più alta di quella delle obbligazioni e quasi doppia.
Diversificare è la regola quando si parla di investimenti in titoli di Stato
Ogni opzione di investimento comporta pro e contro. Per alcuni, ad esempio, l'acquisto di obbligazioni potrebbe rappresentare storicamente una scelta meno rischiosa rispetto all'acquisto di azioni. Un portafoglio diversificato, comprendente sia azioni che obbligazioni (e magari una piccola quota di materie prime), può combinare secondo l’andamento storico nel tempo il meglio (o meno peggio)dei diversi mondi. Salvo, ovviamente, annate negative ed eventi estremi. In effetti, non esiste un investimento completamente privo di rischi al 100%. Molti investitori che credevano di aver trovato una soluzione sicura e redditizia sono stati sorpresi da situazioni stressanti a causa di scelte che sembravano sicure (come le polizze Eurovita), ma che alla fine non lo erano. Questi concetti possono sembrare ovvi, ma è importante ribadirli per evitare di cadere negli stessi errori.
BTP Valore, il nuovo titolo di Stato dopo la disfatta del BTP Futura
Diverse istituzioni finanziarie, compreso lo Stato italiano, stanno emettendo obbligazioni con tassi di interesse significativamente elevati. Il Tesoro, nel 2023, è impegnato nel rifinanziamento di 320 miliardi di euro di debito pubblico, ed è già riuscito a collocarne oltre la metà. Anche se l'inflazione in Italia attualmente si attesta intorno all'8%, le previsioni di mercato dell’OCSE indicano una probabile diminuzione, al di sotto del 3%, entro la fine del 2024. Dai Bot e Cct al BTP classico siamo quindi arrivati al nuovo BTP Valore, che adotta il meccanismo di indicizzazione precedentemente caratteristico del BTP Futura, ma con variazioni nella durata, nella distribuzione delle cedole e nella denominazione. Un cambiamento motivato anche dal fatto che il BTP Futura si era rivelato un’autentica delusione per gli investitori (quota attualmente circa 64) per il momento pessimo di collocamento (ottobre 2021) proprio poco prima della corsa al rialzo dei tassi d’interesse.
Rischi relativi ai titoli di Stato
Ricollegandoci al mercato obbligazionario, è essenziale quindi conoscere due leggi fondamentali. La prima riguarda la relazione inversa tra i tassi di interesse e i prezzi delle obbligazioni (a tasso fisso). Quando i tassi di interesse aumentano, il prezzo delle obbligazioni già emesse diminuisce, e questo principio vale per tutte le obbligazioni a tasso fisso. La seconda regola più di buon senso stabilisce che, se un titolo di Stato o obbligazionario in generale offre un rendimento annuo del 6%, è da considerare più rischioso rispetto a uno che rende il 3% di interessi. Tale concetto può essere riassunto con la formula: maggiore è il rendimento, più elevato è il rischio associato.
La relazione inversa tra tassi di interesse e prezzi dei bond (obbligazioni in inglese) è una legge di natura matematica ed è stata ben evidente durante lo scorso anno. Il prezzo delle obbligazioni, inclusi i titoli di Stato italiani, ha subito perdite fino a oltre il 10%, mentre i tassi di interesse aumentavano, spinti dall'inflazione e dall’aumento dei tassi di interesse di riferimento orchestrati dalla banche centrali.
Titoli di stato italiani: i rendimenti
Un esempio che permette di illustrare la situazione è quello che mostra cosa accade ad un titolo a reddito fisso, come un BTP, che offre un rendimento del 2%. Cosa succede se, un mese dopo l'emissione, i tassi di interesse salgono al 2% o al 4%?
È del tutto lecito aspettarsi che il valore dei Bot precedentemente acquistati diminuisca. Coloro che desiderano investire ora in BTP possono ottenere un rendimento superiore. L’unico modo per far sì che le obbligazioni già in circolazione possano competere con le nuove emissioni è che il loro prezzo si riduca, fino a adeguarsi ai nuovi rendimenti. Questo rischio, noto come "rischio di prezzo", caratterizza tutti i titoli a reddito fisso e diventa sempre più evidente man mano che si allunga la scadenza. E come spiega nel proprio sito SoldiExpert.com in base alla durata del titolo è possibile già conoscere l’impatto positivo o negativo nel caso di un rialzo o ribasso dei tassi d’interesse.
Il rendimento di un titolo non è l’unica cosa che conta
Quando si parla di investimenti, le decisioni migliori sono quelle prese con un'attenta preparazione. Un portafoglio ben diversificato, che consideri diverse scadenze ed emittenti, insieme a meccanismi anche di indicizzazione differenti (ad esempio non detenendo solo titoli a tasso fisso o di pochissimi emittenti concentrati), costituisce una base più solida per affrontare questo mercato, insieme a strategie più avanzate.
In questa situazione, una consulenza patrimoniale una tantum o continuativa può essere un valido sostegno nella costruzione di un portafoglio obbligazionario robusto e diversificato. Nel tempo, il mercato può subire variazioni, e le strategie di SoldiExpert SCF cercano di tenere conto di queste dinamiche. È importante naturalmente considerare che, se si desiderasse ottenere un rendimento annuo del 6% dal proprio portafoglio obbligazionario, occorrerà correre qualche rischio in più rispetto a chi si accontenta di un rendimento del 3,5% annuo.
Ma quanto realmente vale, questo rischio? Occorre qui comprendere anche il concetto di rating. Si tratta di giudizi assegnati da agenzie specializzate agli emittenti di obbligazioni. Un rating rappresenta un'opinione sulla capacità dell'emittente di adempiere ai suoi impegni finanziari legati alle obbligazioni emesse. Per formulare questa valutazione, vengono esaminati diversi fattori, tra cui la solidità finanziaria, la capacità di rimborsare il debito e il profilo di rischio dell'emittente. I rating sono generalmente espressi attraverso una combinazione di lettere e simboli, come "AAA", "BBB+" e così via. Un rating più elevato indica un emittente meno rischioso, con una maggiore capacità di adempiere ai suoi impegni finanziari. Al contrario, uno più basso indica un emittente valutato come maggiormente rischioso. I rating possono essere molto utili per gli investitori per diversificare il portafoglio, poiché forniscono una valutazione indipendente sulla qualità creditizia delle obbligazioni, che siano emesse da società o da governi. È importante tenere presente, infine, che questi punteggi possono variare nel tempo, sia a causa delle condizioni finanziarie dell'emittente che a seguito di aggiornamenti effettuati dalle agenzie di rating stesse.
Informazioni su SoldiExpert SCF
Questo contributo è stato realizzato da SoldiExpert SCF una delle principali società di consulenza finanziaria (SCF) indipendenti in Italia, specializzata nel assistere senza conflitti d’interesse (la remunerazione è esclusivamente a parcella, fee only) investitori piccoli e grandi nella gestione del proprio patrimonio, selezionare i migliori strumenti (azioni, obbligazioni, ETF, fondi..) o prodotti in base alle specifiche di ciascun cliente e supportarli con il proprio Ufficio Studi come strategie d’investimento e analisi.
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Last Updated on 12 Ottobre 2023 by Redazione