Ariccia, le scoperte al XVI miglio dell’Appia Antica e l’importanza della cartografia storico-archeologica
Le recenti scoperte archeologiche in Valle Ariccia continuano a stimolare l’interesse dei ricercatori che da anni si appassionano allo studio del tratto aricino della Regina Viarum. L’archeologa Maria Cristina Vincenti ha pubblicato in proposito, sulla prestigiosa rivista online ArcheoMedia l’articolo “Ariccia. Nuove scoperte al XVI miglio dell’Appia antica” che pone l’accento sull’importanza delle carte storico-archeologiche, come quelle del Canina piuttosto che del Lanciani o del Florescu, per l’individuazione delle aree di interesse archeologico oggetto di recupero e valorizzazione.
Non a caso la presenza del tratto di basolato venuto alla luce in Valle Ariccia, sotto la preesistenza di un immobile fatiscente, era ampiamente atteso, proprio in virtù delle indicazioni di una carta archeologica del Canina, dalla quale risulta che il tracciato originale della Via Appia Antica correva parallelo a valle dell’attuale viabilità.
Così come era più che ipotizzabile la presenza di ambienti e murature da mettere in relazione con tabernae, magazzini e ambienti di servizio della stazione di posta al XVI miglio della via Appia che attraversava il foro della città antica.
L’archeologa sottolinea che la peculiarità di questo tratto, che si estende per oltre 500 metri, non è testimoniato peraltro soltanto dalle testimonianze cartografiche storico-archeologiche, ma anche dalla persistenza di numerose vestigia, prima tra tutte la monumentale Sostruzione dell’Appia, ancorché dal recupero nel tempo di importanti reperti conservati nel Palazzo e Parco Chigi in Ariccia, quali ad esempio i grandi blocchi in marmo facenti parte dell’ arco di Tiberio Latinio Pandusa, curator viarum originario di Aricia.
La ricercatrice si sofferma infine sulla vocazione del tratto aricino della regina viarum quale naturale prosieguo del Parco Archeologico dell’Appia Antica, che “rappresenterebbe un valore aggiunto al già ricco patrimonio culturale composto dal Complesso Berniniano di Piazza di Corte, dalla Locanda Martorelli-Museo del Grand Tour, dal Parco Chigi, da Colle Pardo e dall’unicità del paesaggio presente nella cittadina del Lazio, e di conseguenza potenzierebbe l’offerta turistica”.
Un tratto dell’Appia, aggiungiamo, la cui possibilità di valorizzazione in parco archeologico è sin d’ora costituita, a differenza del segmento che va da Frattocchie ad Albano Laziale, fagocitato dall’Appia nuova, dal non essere interessato, e preservabile, dal grande traffico veicolare. Ma anche dal fatto che significative aree di interesse archeologico lungo l’Appia antica sono attualmente di proprietà comunale.