Frascati, Graziano Ciocca e le “Bufale bestiali”: perché “gli animali non sono quelli che crediamo”
Graziano Ciocca, nato nel 1984 a Marino, cresciuto a Grottaferrata e residente a Frascati, è un ecologo, biologo e divulgatore scientifico. Dal 2009 è presidente dell’associazione culturale G.Eco, che si occupa di divulgazione scientifica, educazione ambientale, didattica dell’Ecologia e della Biologia.
Nel 2015 ha pubblicato il suo primo libro, “I tori odiano il rosso”, contenente diverse false credenze sugli animali, come quelle secondo cui l’istrice lancia i suoi aculei o i pipistrelli si impigliano nei capelli degli esseri umani. Questo volume è valso a Graziano Ciocca il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica “Giancarlo Dosi” per la sezione Under-35.
A ottobre 2020 ha collaborato, con De Agostini, alla “Grande enciclopedia degli animali”, progetto inserito nella collana Animal Planet.
Oggi presentiamo il suo terzo grande lavoro, uscito il 30 marzo di questo anno 2021: “Bufale bestiali. Perché gli animali non sono quelli che crediamo”. Il libro contiene 40 false credenze sugli animali, delle vere e proprie bufale, ed è rivolto a un pubblico dagli 11 anni in su (anche se, ci ha confessato, lo leggono soprattutto adulti).
Graziano, come ecologo qual è il tuo ambito primario? E com’è nata l’idea di raccogliere queste “bufale bestiali”?
“Io sono soprattutto un entomologo, il mio ambito primario sono gli insetti. L’idea di dedicarmi alla raccolta di ‘bufale bestiali’ è nata sia per la passione che condividevo con alcuni colleghi sia per degli episodi accaduti durante alcuni eventi, in particolare visite guidate. Quando andavo, per esempio, al Bioparco, mi divertivo a sentire le persone raccontare delle credenze sugli animali che sapevo non essere vere, come il fatto che la “polverina” presente sulle ali delle farfalle sia indispensabile per il loro volo o che gli istrici lancino i loro aculei. In un altro evento a Priverno (LT), e questo è l’evento scatenante di questa raccolta di false credenze, venne da me un signore anziano per chiedermi se fosse vera una cosa che non avevo mai sentito, ossia se le mosche potessero scappare vedendo il numero 58 scritto su un muro con un pennarello grande. Ho scoperto che molte persone ci credevano al punto da provare a farlo nelle cantine, mentre io ho visto che non succedeva assolutamente niente. Il fatto è che le bufale servono sempre a cercare di dare una spiegazione, che poi si diffonde e diventa convincente per tanti. Ma ‘convincente’ non è sinonimo di ‘vera’. Vorrei precisare, poi, che non ho parlato di ‘fake news’ nel libro, perché le fake news sono spesso qualcosa di costruito ad arte: io preferisco parlare di ‘false credenze’, perché sono legate a false conclusioni sulla natura”.
Il 14 aprile sei stato ospite a Geo, su Rai 3. Tra le quattro bufale che hai raccontato c’è quella legata alle zanzare, che sarebbero attratte dalla luce.
“Sì, è una credenza estremamente diffusa. In tantissimi ritengono che spegnere la luce sia il modo per allontanare le zanzare, ma studi scientifici hanno dimostrato che la luce è ininfluente e che, fondamentalmente, la zanzara si attiva quando odora un mix di anidride carbonica e vapore acqueo, mentre ‘atterra’ quando sente l’odore della pelle e del sebo”.
Cosa ci dici, invece, della leggendaria paura che gli elefanti hanno dei topi?
“Nasce dal fatto che si pensa che il topo si infili nella proboscide dell’elefante fino ad arrivare al cervello, il che è fisiologicamente impossibile. Peraltro, l’elefante potrebbe starnutire espellendo il topo. Topo che, per di più, non avrebbe nemmeno interesse a infastidire un elefante. ‘MythBusters’, una trasmissione televisiva americana, ha mostrato che gli elefanti sono più incuriositi che spaventati dai topi. Il direttore dello zoo di Francoforte ha anche portato dei topi agli elefanti: ebbene, questi non hanno reagito e un topo è stato pure schiacciato! Altra bufala colossale, c’è chi dice che gli elefanti siano miopi e, ovviamente, anche questo non è vero”.
Ci puoi dire una bufala sui cani e una sui gatti, ossia gli animali con cui l’uomo ha, sicuramente, maggiore dimestichezza?
“Per quanto riguarda i cani, ne ho una sui dobermann, che sarebbero particolarmente aggressivi, a partire dal 7° anno di età, perché crescendo si comprimerebbe il loro cranio e questo li farebbe impazzire. In realtà è una questione di tare genetiche, come per il carlino, che ha problemi alla respirazione e alla congiuntiva. Il dobermann ha un problema a livello di vertebre, per cui reagisce per il dolore quando gli viene messo il guinzaglio e il padrone lo tira in passeggiata. Il dobermann, peraltro, non è nemmeno tra le razze più aggressive: sicuramente è più aggressivo il pastore tedesco. Ha influito, sicuramente, la serie di film degli anni ’70 sulla Gang dei Dobermann, in cui i dobermann andavano addirittura a rapinare le banche. Sui gatti, segnalo la falsa credenza secondo cui una bottiglia di plastica nel giardino impedirebbe loro di urinare dove c’è la bottiglia, perché vedendosi ‘specchiati’ si spaventerebbero e andrebbero via”.
Ci parli di un’altra bufala contenuta nel tuo libro?
“Sicuramente l’idea che si debba urinare sulle punture di medusa perché l’ammoniaca contenuta nella nostra urina distruggerebbe i tentacoli delle meduse. Nella nostra urina, in realtà, c’è una minima quantità di ammoniaca, perché la maggior parte di essa viene convertita in urea (da qui il nome ‘urina’). È meglio rimuovere il tentacolo della medusa con una forchetta, un sasso o altri oggetti e poi passare sulla puntura una soluzione di acqua marina, possibilmente riscaldata, e bicarbonato. Uno studio scientifico dal titolo ‘To pee or not to pee?’ permette di approfondire meglio la procedura”.
Vi invitiamo allora, ad acquistare “Bufale bestiali. Perché gli animali non sono quelli che crediamo”, disponibile anche in formato e-book a 6,99 euro, e a seguire le attività di Graziano Ciocca, su Facebook (Graziano Ciocca – Pagina pubblica) e su Instagram (@grazianociocca).
Luca Rossetti