Castelli Romani, Ardea e Pomezia contro la trasformazione di Albano nella discarica di Roma
L’intera comunità dei Castelli Romani, più Ardea e Pomezia, respinge con forza al mittente, ossia al Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, la proposta di riattivare l’immondezzaio di Albano – di proprietà del re dei rifiuti, Manlio Cerroni – paventata a più riprese nei giorni scorsi su vari quotidiani nazionali per ‘salvare Roma’ dall’ennesima crisi dei rifiuti.
Sei sindaci (Albano, Ardea, Ariccia, Castel Gandolfo, Genzano e Lanuvio), il Presidente della Commissione Rifiuti
Lazio (Marco Cacciatore), 18 tra comitati e associazioni territoriali e tanti cittadini si sono riuniti davanti i cancelli d’ingresso della discarica per dire no, in modo chiaro e netto, al riavvio della discarica di Albano e sì alla revoca delle autorizzazioni che garantiscono il riavvio del sito.
Autorizzazioni rilasciate nel 2019 dall’Ufficio Rifiuti Lazio (allora guidato dalla grande ex Flaminia Tosini, arrestata il 16 marzo scorso per presunta corruzione ed ora sotto processo), alla società Pontina Ambiente (Gruppo Cerroni), tra l’altro per la riattivazione del solo TMB (il frullatore per rifiuti indifferenziati).
Autorizzazioni rilasciate in barba ad una interdittiva antimafia della Prefettura di Roma del 2014 confermata in via definitiva dal Consiglio di Stato nel 2017 e per cui è in corso, da aprile scorso, una procedura di revoca in autotutela presso la Commissione Rifiuti Lazio.
L’unica alternativa a discariche, inceneritori e Tmb si chiama Porta a porta, Riduzione e Riciclo dei rifiuti.
Assenti fisicamente causa impegni improrogabili, ma presenti con lo spirito i sindaci di Rocca di Papa e Pomezia, che si sono scusati ma hanno dichiarato la loro vicinanza.