Velletri, nasce il Comitato locale a difesa dei diritti delle persone con disabilità
Velletri – Lo scorso 30 novembre 2020, il Consiglio Comunale di Velletri ha votato il nuovo “Regolamento distrettuale per l’Assistenza domiciliare sociale, l’Assistenza domiciliare integrata e l’Assistenza domiciliare educativa minori”. Il provvedimento è stato approvato all’unanimità dei presenti, 20 su 25, quindi con un chiaro accordo trasversale tra maggioranza e opposizione.
Per chi non conosce la materia, basti dire in estrema sintesi, che il Regolamento a livello distrettuale tra i Comuni di Velletri e Lariano, nel territorio di riferimento della ASL 6, regola il servizio finanziato in gran parte dalla Regione Lazio e in quota integrativa dai singoli comuni, rivolto alle persone con gravi disabilità per fornire loro, secondo determinati criteri, un servizio di assistenza attraverso operatori specializzati.
In molti casi, anzi tutti, si tratta di un minimo aiuto, parliamo mediamente di 1 h al giorno a persona, che integra in misura marginale uno straordinario impegno delle famiglie che di fatto si fanno carico interamente dell’assistenza, con risorse proprie, finanziarie, ma anche di impegno diretto nella cura e assistenza. Nella sola Città di Velletri, i dati ufficiali del servizio competente, segnalano poco più di 100 cittadini che risultano destinatarie del servizio.
Fino all’approvazione del nuovo Regolamento non era prevista alcuna forma di compartecipazione alla spesa da parte dei titolari del diritto, pertanto nell’ambito delle diverse esigenze le risorse disponibili riuscivano ugualmente a rispondere alle domande presentate.
Tuttavia, in costanza di risorse disponibili, non risultano infatti riduzioni di finanziamenti regionali, senza che fosse palese una specifica esigenza e/o difficoltà di carattere finanziario od organizzativo, viene introdotto “in sordina” il meccanismo di compartecipazione alle spese da parte degli utenti.
Tradotto concretamente, nei casi più eclatanti, per ogni ora di servizio riconosciuta, gli utenti possono arrivare a contribuire pagando interamente il costo orario del servizio pari a 20.00 €/h. In sostanza come efficacemente spiega il logo del Comitato appositamente costituito “0-20”, passiamo da un contributo da 0/h € e 20 €/h, che su base mensile in relazione alle ore assegnate può arrivare ad oltre 700 € al mese.
Oltretutto, dallo scorso novembre, nessuna comunicazione, anche informale è stata anticipata agli utenti che solo con un’approssimativa modalità di comunicazione, prima brevi mano, poi per Raccomandata A/R, a partire dal mese di marzo venivano informati e costretti ad esercitare un’opzione di rinuncia parziale o totale al servizio.
Un quadro desolante per diversi aspetti che in un periodo delicatissimo per la salute pubblica, colpisce proprio i più fragili e le loro famiglie, con modalità a dir poco superficiali.
Su come è stata gestita questa vicenda potremo poi entrare, per ora ci limitiamo ad osservare che nessuno in Consiglio, prima del voto unanime, ha sentito l’esigenza di un confronto come peraltro previsto anche dalle disposizioni regionali.
Al momento 22 persone hanno rinunciato totalmente al servizio perché troppo oneroso, altre si apprestano a farlo altre ancora intendono rinunciare parzialmente. Ovviamente, per molti si pone un grave problema economico e nella prospettiva di non poter sostenere la compartecipazione richiesta, rinunciano malgrado un’indubbia necessità.
Un contesto che ha generato un forte allarme tra gli utenti del servizio, che con l’aiuto di altri cittadini hanno scelto di non vivere questa vicenda in solitudine, ma di unirsi con altri per rivendicare, prima di tutto, il diritto all’ascolto.
Ora, visto che nelle sedi più o meno formali, grazie anche all’azione sui social, tutti hanno riconosciuto l’errore, chiediamo e attendiamo atti conseguenti che possono essere assunti con URGENZA anche solo a livello di Giunta a partire dalla sospensione del nuovo Regolamento per tutto il 2021 al fine di aprire un confronto autentico con tutti i portatori di interesse.