Velletri, risposta del comitato “0-20” all’assessora Ciafrei sull’assistenza domiciliare
Velletri – Riportiamo di seguito il comunicato stampa del comitato “0-20” Velletri:
A fronte della inadeguata gestione della modifica del regolamento dell’assistenza domiciliare, rivolta alle persone con disabilità, ci saremmo aspettati dall’amministrazione comunale, ma anche da tutto il Consiglio Comunale che quel Regolamento ha votato all’unanimità, una semplice ed onesta ammissione dell’errore (chi non fa non sbaglia, si dice).
Tuttavia, ben altre sono le recenti dichiarazioni, rilasciate a mezzo stampa dall’Assessora Ciafrei e che ci permettiamo di commentare, punto per punto, fuori da ogni polemica, con il solo obiettivo di chiarire esattamente i termini della vicenda.
- ” L’obiettivo era ed è quello di dare più ore di assistenza a tutti coloro che, oltre ad avere fragilità fisiche (sic!) hanno anche un forte disagio economico e permettere lo scorrimento della lista d’attesa”
Premettiamo che, quello votato dai due Comuni non è un nuovo regolamento, come leggiamo nell’articolo, ma una modifica del precedente, elaborato più di dieci anni fa con un lavoro approfondito e concertato tra comuni, ASL RM6 e parti sociali.
In base a tale regolamento, si ha diritto all’intervento in base ad un punteggio in graduatoria che tiene conto di:
Grado di autonomia
Rete familiare
Reddito ISEE
Tutto questo rispecchia quanto da anni è suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (i cosiddetti ICF). Ovviamente, trattandosi di assistenza domiciliare a persone in situazione di disabilità, il peso maggiore nel punteggio lo ha il grado di non autosufficienza. Ora, le domande che ci poniamo sono diverse. Esiste un problema di lista d’attesa? Bene.
La terza commissione ed il Consiglio Comunale sono stati messi a conoscenza del problema? I dettagli, come il numero di persone in attesa di intervento, il loro grado di non autosufficienza, i fondi eventualmente necessari per risolvere il problema, sono disponibili in forma puntuale? E se lo sono, sono stati oggetto di analisi? Evidentemente no.
Si è preferito far pagare i cittadini già in assistenza (e quindi con un punteggio più alto in graduatoria, poiché ogni anno si aggiorna la stessa anche facendo presentare l’ISEE aggiornato), cioè i meno autosufficienti, senza cercare di percorrere strade alternative.
Le ore di assistenza non si vincono con il gratta e vinci, ma si ottengono dietro presentazione di specifiche certificazioni ai servizi sociali, che poi effettuano una visita a domicilio (spesso un assistente sociale e un medico) per verificare la situazione del richiedente.
Quindi, a detta dell’Assessora, solo per fare un esempio, si stanno chiedendo 17 €/h a persone sole con la pensione, la casa di proprietà acquistata con sacrifici e qualche piccolo risparmio, per dare più ore a chi è in lista d’attesa, e quindi con una situazione complessiva migliore.
In sintesi: c’è un bisogno? L’amministrazione affronta una discussione su come rispondervi con le forze politiche e sociali? No, fa pagare i cittadini già destinatari del servizio. In poche parole, si spartisce in maniera più o meno diseguale la stessa torta tra più persone. Una misura che nel complesso non determina un incremento del servizio.
- “Gli ISEE sanitari …calcolano parametri diversi rispetto all’ISEE ordinario.”
Sbagliato. I parametri sono esattamente gli stessi. L’unica differenza è poter scegliere se fare riferimento al nucleo familiare ristretto.
Per il cittadino con disabilità che vive solo, o con il coniuge, o con figli a carico, l’ISEE sociosanitario per l’assistenza è identico a quello ordinario; è più basso solo nel caso in cui la persona non autosufficiente viva con genitori o con figli percettori di reddito, in qual caso i redditi calcolati per l’ISEE sono solo quelli dell’assistito e
dell’eventuale coniuge.
Non sono i parametri, quindi, che cambiano, ma solo la scelta di chi prendere in considerazione come nucleo familiare, modalità che potrebbe “favorire”, dunque, il figlio maggiorenne che vive con genitori percettori di reddito superiore al suo o il genitore che vive con figli con reddito alto non chi vive solo o con figli a carico.
- L’Assessora dichiara di essersi accorta che la modalità di compartecipazione inserita nel regolamento penalizzava delle fasce di reddito solo quando negli uffici sono arrivati gli ISEE.
Bene, questa affermazione conferma la bontà delle nostre osservazioni e la necessità di un intervento riparativo immediato, ma conferma anche che, prima di votare la famigerata formula, nessuno ha pensato di fare delle simulazioni, pur essendo in possesso di tutte le informazioni necessarie. Solo dopo le comunicazioni ai cittadini interessati ci si è resi conto dell’effetto concreto.
- Si afferma che “Immediatamente” gli uffici hanno prodotto una relazione …proponendo di correggere le quote di compartecipazione.
Sulla tempistica ci permettiamo di osservare che l’immediatezza non è il piatto forte di questa vicenda, tantomeno il coinvolgimento preventivo delle parti interessate, delle associazioni di categoria, dei sindacati dei pensionati, addirittura della ASL, che è a pieno titolo parte del distretto sociosanitario.
Ricordiamo, per i non addetti ai lavori, che i progetti finanziati dalla regione e presenti nel piano di zona, nonché l’eventuale compartecipazione ai costi, vengono approvati dal comitato istituzionale, che è formato dai sindaci del distretto e dal direttore sanitario della ASL o da loro delegati. Tanto sarebbe bastato per evitare questa situazione.
- Sempre dalle parole dell’Assessora veniamo a sapere che la modifica è stata approvata da Lariano ‘alcuni mesi prima’.
Sapere che il Comune di Lariano ha commesso gli stessi errori, a cui il Comune di Velletri si è accodato, non restituisce un esaltante quadro istituzionale, perché viene da chiedersi: dove e come si realizza il confronto e la sintesi tra i due soggetti istituzionali, oltretutto in assenza della ASL 6?
- L’Amministrazione non sta dando ascolto alle istanze di associazioni e utenti.
Falso, afferma l’Assessora; vero, diciamo noi! Vero se, dal mese di aprile la Lega Arcobaleno, associazione attiva sul territorio nella difesa dei diritti delle persone con disabilità, ha chiesto al Sindaco un confronto per modificare
insieme il Regolamento.
Vero, se da maggio le associazioni aspettano che il Sindaco di Velletri, come assicurato, organizzi un confronto congiunto. Vero, visto che, alla richiesta del nostro comitato di apertura di un tavolo di confronto, ad oggi
non c’è stata ancora risposta.
- La giunta non può modificare il regolamento.
Errato. La Giunta ha portato il Regolamento in Consiglio ed è la Giunta che può modificarlo e riportarlo in Consiglio. Il Distretto sociosanitario deve essere considerato nella sua unitarietà, senza logiche di steccati tra i due Comuni, logiche tempo fa superate con le graduatorie uniche e non con le percentuali.
Il Sindaco di Velletri si faccia garante dei più di 50 mila abitanti del distretto residenti a Velletri, ma anche di quelli che risiedono a Lariano e che forse non hanno la forza di far sentire la loro voce. Cominci Velletri e vedremo cosa farà Lariano.
- “Persone che, invece di aiutarci…continuano a inveire.”
Errato. Se qualcuno ci avesse coinvolto, come la normativa regionale impone ai Comuni, per evitare questo errore a cui ora l’Assessora dice di voler, ma non poter porre facilmente rimedio, avremmo dato il nostro aiuto, come da sempre abbiamo fatto.
Già la “Lega Arcobaleno”, che sostiene il Comitato “0-20”, ha scritto, prima della costituzione del Comitato, ad aprile al Sindaco, suggerendo delle azioni e rendendosi disponibile al confronto.
Tuttavia, su questo e altre questioni, l’amministrazione ha preferito fare da sola, senza coinvolgere i cittadini, salvo poi lamentare il mancato sostegno. Dove, come, quando?
Noi, come comitato, stiamo mettendo in atto azioni anche coinvolgendo il Comune di Lariano, ma ci meraviglia che, come scrive l’Assessora, da mesi si stia lavorando senza successo. Quasi che il Sindaco di Lariano non fosse un amministratore, ma un’autorità assoluta in grado di porre un veto invalicabile.
In sintesi, i fatti dal nostro punto di osservazione.
Si elabora la modifica ad un Regolamento, che deve essere il risultato finale di un lavoro collegiale e di concertazione, senza lavoro collegiale né confronto con i diretti portatori di interesse, come prevede la normativa regionale.
Si vota una formula per la compartecipazione senza fare valutazioni preliminari sul suo effetto, nonostante si disponga di tutte le informazioni necessarie.
Si riconosce che sono stati danneggiati cittadini in situazione di disagio, ma si invia loro comunque una lettera (alla fine di giugno) in cui li si invita a firmare l’accettazione del pagamento e/o la rinuncia parziale o totale al servizio.
Si attribuisce, a chi sta rappresentando i cittadini, la volontà di non collaborare, senza rispondere alle sollecitazioni anche formali già inviate e senza aver minimamente accennato alla possibilità di aprire un confronto in sede di elaborazione delle modifiche del regolamento.
Prendiamo atto che ammettere più semplicemente l’errore, aprire un confronto autentico, appare come un’ipotesi impraticabile.
Infine, una precisazione necessaria.
Inveire, come dice l’Assessora, è un modo di fare che non ci appartiene e che condanniamo, nella consapevolezza che il reciproco rispetto dei ruoli e delle persone sono requisiti fondamentali per una corretta gestione della pubblica amministrazione.
Se qualcuno lo ha fatto non è certamente parte del Comitato e in alcuni casi è il segno di un tentativo di strumentalizzazione politica a noi estraneo, che anzi danneggia l’azione libera e indipendente del Comitato stesso.
Certo è che le persone direttamente coinvolte sono portatrici di un’esasperazione che ha radici lontane, che segnano quotidianamente storie, volti e sofferenze, spesso nel segno della solitudine.
Proprio per questo ci sentiamo doppiamente impegnati.