Ambiente, incendi e devastazione: il mondo va in fiamme
Il mondo va in fiamme e non solo per le temperature che quest’anno hanno raggiunto cifre record. Tanti i paesi in tutto il mondo costretti a fare i conti con i piromani che hanno appiccato alle fiamme incendi che hanno devastato intere zone boschive riducendo in cenere un patrimonio ambientale ma non solo: i piromani senza scrupoli con le loro azioni hanno causato anche la distruzione di case e aziende, spesso frutto dei sacrifici di una vita.
Probabilmente la stragrande maggioranza degli incendi appiccati nel mondo sono stati causati dall’uomo. Come sempre a vincere su qualsiasi ragione è il Dio denaro che non si ferma davanti a nulla. Uomini senza coscienza, incuranti delle gravi conseguenze causate all’ambiente, appiccano incendi intenzionalmente con innesti dislocati in modo strategico per favorire il propagare delle fiamme. Nulla è lasciato al caso, neanche il momento in cui far partire l’incendio: la sera quando i Canadair non posso agire.
E se spesso è la mano dell’uomo a commettere la follia di distruggere l’ambiente in cui vive, per interessi personali o come in Africa, per bonificare un terreno dalla coltura precedente per prepararlo ad una nuova stagione, di certo i cambiamenti climatici non favoriscono la situazione. La lunga stagione estiva, le temperature elevate e la scarsità di pioggia che caratterizza questo periodo dell’anno, giocano a favore delle fiamme che si alimentano da una vegetazione secca sospinte da venti caldi.
Sul sito del WWF si legge: “l’incendio nella provincia canadese di Manitoba è uno dei più grandi mai registrati. Quest’anno in Canada sono stati registrati 3.925 incendi, il 450% in più rispetto al 2020, con oltre 157mila ettari bruciati già a metà luglio. Temperature estreme (fino a 50 °C) hanno favorito il divampare di enormi incendi che hanno provocato 500 vittime. Secondo gli esperti gli incendi eccezionali che hanno devastato il Canada in questi ultimi mesi potrebbero diventare la normalità nel 2050”.
Tutto questo trasformerebbe disastri ambientali considerati fino ad oggi delle eccezioni, una situazione permanente determinando un costo, in termini ambientali, non sopportabile per il pianeta. Bisogna anche tener conto del peso da sopportare in termini di vite umane, di devastazione e di spese per far fronte agli incendi e combattere le fiamme.
Legambiente e SISEF (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale) stanno elaborando il nuovo rapporto Ecomafia 2021. Secondo alcune anticipazioni in Italia si è registrato nel 2020 +18,3% di territorio nazionale bruciato, +8,1% di reati accertati tra incendi dolosi e colposi rispetto al 2019 e sono stati distrutti complessivamente 62.623 ettari. Ben l’82% della superficie boscata e non boscata data alle fiamme e il 54,7% degli illeciti rilevati si concentrano tra Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Un numero di illeciti che nel complesso continua ad aumentare e che si somma agli 81.464 già accertati sul territorio nazionale tra il 2006 e il 2019.
In Italia il fenomeno degli incendi estivi è una consuetudine che va avanti da decenni, per questo sono state varate leggi ad hoc per punire i pironami. Visto il diffondersi di questo reato per fini economici, il governo attuale ha deciso di inasprire le pene previste per questo reato portando la reclusione fino a 15 anni. Il decreto legge è formato da un solo articolo e modifica il titolo IV del Codice penale (Dei delitti contro l’incolumita’ pubblica) aggiungendovi l’ articolo 423 bis.
A oggi quindi è prevista la reclusione da 4 fino a 10 anni per chi cagioni un incendio su boschi, selve, foreste e i vivai forestali. Reclusione da 6 a 15 anni se dall’incendio deriva un danno grave esteso e persistente all’ambiente. Le pene sono state aumentate anche nel caso in cui l’incendio metta a rischio aree protette ed edifici. La reclusione invece va da 1 a 5 anni in caso di focolaio colposo.
La legge in Italia non punisce solo i piromani, ma prevede anche restrizioni sui terreni devastati dagli incendi, per evitare la speculazione edilizia. La legge 353 del 2000, applicata anche nelle regioni autonome Sicilia e Sardegna, stabilisce che “le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni”. Inoltre “è vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione”. Nonostante tutto però, la devastazione ambientale messa in atto è incessante e questi provvedimenti normativi non sembrano scoraggiare i male intenzionati.
La protezione civile può disporre per la campagna estiva antincendio boschivo del 2021 su 30 mezzi aerei, di cui 23 dei Vigili del Fuoco (15 Canadair, 5 elicotteri Erickson S64F e altri 3 AB-412) e 7 della Difesa (5 elicotteri delle Forze Armate e 2 elicotteri dei Carabinieri). Inoltre il governo ha messo a disposizione dell’Unione Europea 2 Canadair, se non impegnati in attività sul territorio italiano.
L’area dei Castelli Romani non è stata risparmiata dalle fiamme: incendi, di origine dolosa o spontanea, sono scoppiati in più zone come quella di Roncigliano, quella del Monte Tuscolo e del Monte Artemisio distruggendo preziosi ettari di boschi o, come nel caso dell’incendio di via Roncigliano, anche coltivazioni oltre che a uliveti e vigneti.
(Fonte foto Meteo e il Territorio di Rocca di Papa)