Dani Rodrik: “Dirla tutta sul mercato globale” (Einaudi)
“Dirla tutta sul mercato globale”, edito da Einaudi, è l’ultimo libro di Dani Rodrik, uscito nel 2018.
Il titolo del libro, forse, è un po’ fuorviante, in quanto gli argomenti trattati sono diversi e non solo relativi al mercato: si parla di Stato, di economia e di politica, temi molto ampi.
Per quanto riguarda il commercio e gli accordi commerciali, Rodrik rimarca come la globalizzazione, pur con alcuni vantaggi, non sia una panacea per tutti, perché l’allargamento del commercio produce vinti e vincitori.
Gli accordi di commercio, poi (es. TPP), tendono a difendere più gli interessi delle multinazionali che quelli dei cittadini.
La globalizzazione ha poi ridotto spazi per lo Stato e anche per la democrazia. In alcuni casi, vedi l’Europa, l’unificazione economica e monetaria ha portato a una riduzione della sovranità senza avere delle istituzioni adeguate e anche democratiche.
Tutto ciò ha fatto nascere del risentimento nelle classi medie e basse che hanno sofferto della crisi, della globalizzazione e anche dell’evoluzione tecnologica, dando spazio ai populismi di destra che in Occidente fanno leva anche sulle divisioni etniche (immigrazione), come si è visto con Trump, o anche in Europa (Le Pen e Salvini).
Una parte del libro è dedicata all’economia, agli economisti e ai rapporti con la politica.
Rodrik critica l’atteggiamento di molti economisti che assumono che il loro modello sia quello giusto, quando in economia i modelli sono molti e ognuno va adattato al contesto prescelto.
Non esistono, quindi, verità assolute. Gli economisti sbagliano quando parlano in pubblico o danno consigli alla politica, dando per scontate alcune ricette.
Proprio in politica si evidenzia l’importanza delle idee (innovative), perché anche la politica non può essere ridotta solo a lotta per interessi precostituiti: spesso, infatti, le élite fanno ricorso alle idee (vedi il liberismo), per giustificare delle politiche che sono vantaggiose per pochi e non per la maggioranza.
I problemi in atto sono complessi, non esistono soluzioni facili né per i paesi sviluppati né per quelli in sviluppo, che difficilmente posso ripetere il percorso di quelli sviluppati e rischiano una non-industrializzazione o una deindustrializzazione precoce a causa dell’evoluzione tecnologica.
L’arretramento dello Stato non si risolve con una maggiore regolamentazione internazionale: sarebbe molto difficile attuarla in un mondo multipolare, inoltre non è utile, dal momento che servono delle regolamentazioni internazionali solo per quanto riguarda i cambiamenti climatici.
Per il resto, servono poche regole e bisogna dare di nuovo forza agli Stati e alla democrazia. Servono sopratutto nuove idee che sostituiscano il mito del mercato autoregolantesi e leadership preparate e illuminate.
Il libro si rivela, quindi, nel complesso molto interessante e si legge con piacere, pur rimanendo rigoroso e ben documentato.
P. Pierangelini