Albano: la parrocchia di Cancelliera e la Comunità Laudato Sì ha celebrato l’Ecologia integrale
Albano – “Non possiamo più permetterci che la selvaggia ricerca del profitto trasformi in scarti sia la natura, che l’uomo e tutto venga ridotto ad una relazione utilitaristica, basata, in fondo, su un estremo egoismo”. Solo le parole con cui Don Antonio Salimbeni ieri sera, 22 dicembre, ha dato il via al primo dei sei incontri mensili interamente dedicato all’Ecologia Integrale. Sia l’incontro di ieri sera che tutti i successivi si svolgeranno nella chiesa della parrocchia di Albano-Cancelliera denominata ‘Sacra Famiglia di Nazareth’ (via delle Pesche n.2). Sono promossi sia dalla Comunità Laudato Sì-Castelli Romani che dallo stesso Don Antonio Salimbeni, parroco anche della vicina parrocchia di Ariccia-Fontana di Papa.
“Ogni giorno – così riporta il discorso integrale di apertura del primo dei sei appuntamenti che don Antonio ha letto ieri sera davanti ai presenti – siamo testimoni di notizie gravi e preoccupanti sul fronte dei cambiamenti climatici, dei disastri ambientali, delle gravi conseguenze dell’inquinamento dell’aria dell’acqua e del suolo, della noncuranza dei singoli, dei gruppi più o meno potenti, protettori di interessi particolari consolidati, degli Stati e dei loro governi.
Abbiamo assistito anche ad un sempre maggiore degrado della condizione sociale di intere fasce di popolazione, schiacciate da sempre maggiori squilibri, disuguaglianze, crescente emarginazione. Di fronte a questa realtà sempre più difficile, sempre più complessa, sempre più dura e triste, la Chiesa non può tacere, ma, portatrice della speranza data dal sacrificio di salvezza di Nostro Signore Gesù, ha il compito di indicare la Luce che squarcia le tenebre di un mondo che sembra in profonda decadenza per intraprendere un cammino di sincera conversione.
Papa Francesco, con la sua seconda enciclica, “Laudato si’”, scritta nel 2015, ha voluto parlare al mondo per indicare una via di uscita da questo stato di cose, intraprendendo un cammino di profondo cambiamento in senso evangelico della nostra vita.
Il Santo Padre ci ricorda come il Creato, la natura in tutte le sue forme, sia un grande dono dell’immenso Amore di Dio e l’uomo, creato a immagine e somiglianza del Creatore, non è stato posto dal Signore quale dominatore incontrastato, ma come amministratore responsabile di questa grande bellezza messaci a disposizione con amore, di questa casa comune che garantisce la vita di tutti noi.
Creato e uomo sono stati posti da Dio in armonia uno con l’altro; quindi la loro relazione non deve essere squilibrata come adesso, ma riconoscendo finalmente a pieno la dignità della natura. Questo nuovo tipo di relazione non si riuscirà ad instaurare, ammonisce però il papa, se non verrà riequilibrata la relazione tra l’uomo ed il suo prossimo. Come si afferma nell’enciclica “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” (LS, IV, 139); ciò vuol dire che dobbiamo operare, come già detto una conversione del cuore in senso ecologico; l’ecologia, però, continua ad avvertire il papa, non la dobbiamo intendere in senso restrittivo, ma in senso integrale, cioè totale, un’ecologia di tutte le relazioni.
Così, non basta trovare soluzioni parziali e ristrette riguardo a specifiche situazioni di emergenza ambientale, ma bisogna allargare lo sguardo e ripensare il nostro paradigma di come intendiamo il nostro posto nel mondo; questo implica cominciare a ripensare i fondamenti su cui abbiamo costruito nell’ultimo secolo la nostra società.
E per questo l’ecologia integrale riguarda anche l’economia, la società e la cultura. Il modello economico e di sviluppo che fino ad oggi così enfaticamente abbiamo sostenuto si sta rivelando creatore di mostruosi disequilibri e disparità, con una sempre maggiore sofferenza dei molti e lo spaventoso strapotere dei pochi; il filo conduttore che ispira tutto è il consumismo, quella sfrenata esigenza di prendere una cosa, usarla fino all’esaurimento e gettarla via, come rifiuto; e questo non riguarda solo i materiali, le risorse energetiche e naturali, cosa che riduce sempre più l’accesso a queste, determinando disuguaglianza non solo tra persone e gruppi di persone, ma tra intere popolazioni, ma molto spesso riguarda direttamente la persona umana, la cui dignità viene, senza ritegno, calpestata.
Sempre più assistiamo alla distruzione di posti di lavoro, alla perdita di occupazione, alla penuria di occasioni di lavoro per tutti; il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, ma è un fondamentale predicato della dignità dell’essere umano perché come diceva San Paolo VI, tramite il lavoro, l’uomo “è capace di divenire lui stesso attore responsabile del suo miglioramento materiale, del suo progresso morale, dello svolgimento pieno del suo destino spirituale”.
Non possiamo più permetterci che la selvaggia ricerca del profitto trasformi in scarti sia la natura, che l’uomo e tutto venga ridotto ad una relazione utilitaristica, basata, in fondo, su un estremo egoismo. La conversione ad una ecologia integrale deve portarci ad apprezzare ogni aspetto della natura e dell’uomo, ogni particolarità e diversità che Dio ha loro donato. Ecco perché non possiamo stare a guardare di fronte ad un’omologazione culturale che porta a cancellare la ricchezza della diversità e della varietà di culture presenti sul nostro pianeta, in nome di un unico modello, sempre più dominato da una tecnologia non a servizio dell’uomo e della natura, ma come unica via di approccio alla totalità del mondo, senza sfumature.
Non possiamo tacere di fronte a questa corsa alla cieca che non ha altra finalità che quella di accumulare risorse nelle mani di pochi e distruggere tutto ciò che non si conforma a questa attitudine. La conversione ecologica del nostro cuore deve portarci invece a pensare correttamente l’economia e la società come fondate sul principio dell’Amore, della condivisione, della solidarietà; l’Amore è il contrario dello scarto, è inclusione, vicinanza, compassione; è costruire la società avendo in mente il bene comune, non gli interessi di gruppi di potere, che deve essere perseguito ponendo al centro la dignità della persona umana, assicurando ad essa tutte le condizioni migliori possibili per il suo sviluppo integrale, garantendo protezione sociale, equa distribuzione delle risorse e delle opportunità, tenendo a mente sempre che i beni della Terra, doni gratuiti di Dio, Padre di tutti noi, hanno una destinazione comune e devono essere accessibili a tutti (LS IV, 157).
Per questo anche la politica, sia quella locale, come quella nazionale ma anche internazionale non può essere considerata come a noi estranea, come da noi lontana, ma deve essere stimolata, guidata e indirizzata verso i principi alla base della tutela del bene comune. L’ecologia integrale quindi rappresenta la chiave attraverso la quale il cristiano percepisce il complesso rapporto fra ambiente, società, essere umano e tra popolo e popolo; un pilastro che ha fondamenta solide, perché basate su una cosa che mai verrà meno: l’Amore di Dio Padre per i suoi figli e la sua infinita misericordia. Se ci lasceremo guidare dall’Amore per Dio e per il prossimo, saremo in grado di cambiare veramente il corso della nostra storia su questa Terra, nostra casa comune, dono di quello stesso immenso Amore, proteggendo lei e, di conseguenza, i nostri fratelli”.