Rifiuti, Roma come Copenaghen? 
Roma – Le domande e la curiosità sono tante sul progetto del nuovo termovalorizzare proposto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, cercheremo di analizzare e fare chiarezza su una situazione che di giorno in giorno crea sempre più interrogativi. Per prima cosa chiariamo che cos’è un termovalorizzatore e come funziona. È un impianto dedicato allo smaltimento dei soli rifiuti solidi che utilizza un processo di incenerimento simile all’inceneritore, ma a differenza di quest’ultimo trasforma in energia elettrica il calore prodotto dalla combustione. Semplificando, il vapore creato muove delle turbine che convertono queste masse di aria calda in energia. Una differenza tutt’altro che trascurabile, dunque, visto che l’impianto di termovalorizzazione contribuisce alla produzione di energia “pulita” a partire dai rifiuti.
Però attenzione, non è tutto oro quello che luccica, vediamo ora i lati positivi, e quelli negativi di questo impianto, che costiuiscono proprio il nocciolo del dibattere. Prima di tutto i termovalorizzatori di oggi, sono diverse dagli inceneritori di tanti anni fa. La combustione infatti produce dei fumi che si diffondono nell’aria. Gli impianti moderni hanno ridotto di molto il rischio per la salute dell’uomo (ovviamente se la gestione degli impianti è corretta e tenuta sotto controllo). Tuttavia il problema che resta ineliminabile riguarda l’ambiente, visto che comunque non esiste un termovalorizzatore “perfetto”: tra “ceneri pesanti” ed emissioni di CO2 l’inquinamento prodotto non è stato eliminato del tutto.
Ma qual è il progetto del nuovo termovalorizzatore che vorrebbe realizzare il sindaco di Roma? Il progetto definitivo non è stato ancora depositato, ma in molte dichiarazioni il Primo Cittadino ha specificato che sarà costruito prendendo ad esempio il modello Copenaghen. Il sindaco ha spiegato, durante il consiglio comunale straordinario convocato sulla gestione dell’immondizia capitolina, che quest’ultimo “avrà emissioni migliori e, inoltre ci consentirà di ottenere risparmi su elettricità e gas per implementare misure contro la povertà energetica. La completa chiusura del ciclo ci consentirà inoltre di abbattere i costi di trattamento dei rifiuti e ridurre la Tari del 20%”.
Però, anche qui, c’è da aggiungere qualcosa. È vero che il modello di Cophenaghen è un termovalorizzatore all’avanguardia che minimizza le emissioni, depura i fumi ad umido, condensa il vapore e garantisce la massimizzazione del recupero energetico sia elettrico che termico, ma non potrà mai risultare perfettamente Green. Ha spiegato su Economiacircolare.com l’ingegnere ambientale e docente del Sant’Anna di Pisa Paolo Ghezzi: “si tratta di un impianto industriale e gli effetti emissivi sono quelli tipici di un processo di combustione sia in termini di microinquinanti (tra cui IPA, diossine e furani, idrocarburi aromatici) e macroinquinanti (tra cui NOx, SOx, NH3, PM2,5 e Pm10)”. E il particolato (Pm10), come rileva uno studio condotto dall’ISPRA, “soprattutto nella sua frazione fine, si rende portatore delle altre sostanze tossiche, come i metalli pesanti”.
Quindi, per concludere: probabilmente il termovalorizzatore è meglio di una discarica e riduce l’impatto ambientare e i rischi di salute per l’uomo rispetto a quest’ultima, ma non è certo il modo migliore per la gestione dei rifiuti. Semmai assomiglia più a una sconfitta per la città di Roma, incapace di gestire la propria immondizia. A sostenere la tesi che il termovalorizzatore non è il sistema migliore, anche lo stesso Jens Hjul-Nielsen, direttore dell’azienda di rifiuti di Bornholm, un’isola danese nell’intervista rilasciata su “Politico”, riferendosi alla raccolta diferenziata: “Non c’è motivo di accontentarsi di una tecnologia quando ciò che hai è già migliore. Quindi, se oggi non hai impianti di incenerimento, dovresti iniziare con il riciclaggio”.