Ariccia-Albano, il prezioso dono dell’acqua pubblica in una riflessione di don Salimbeni, vice Direttore della Pastorale Diocesana lavoro e sociale dei giovani
Ariccia, Albano (Rm) – Una profonda lettera di riflessione sulla preziosità dell’acqua pubblica arriva dal parroco delle parrocchie di Fontana di Papa (Ariccia ) e di Cancelliera (Albano), al fine di sprecarla e farne buon uso.
“Carissimi – scrive don Antonio Salimbeni – vice direttore della Pastorale della Diocesi di Albano, per il lavoro e il sociale in ambito giovanile – In questo tempo, nelle mie due comunità parrocchiali, sto celebrando tanti battesimi e questa circostanza mi ha fatto riflettere su uno dei segni fondamentali del sacramento; l’acqua. L’acqua che simboleggia la purificazione, ma anche, soprattutto, la vita nuova che il bambino viene chiamato a vivere, rinato nello Spirito, pienamente figlio del Padre Celeste.
Possiamo quindi riflettere sul fatto che l’acqua è un elemento strettamente collegato con la vita, sia naturale, che spirituale. Senza acqua la vita diventa difficile, se non impossibile.
Per questo sono estremamente preoccupato dalle notizie che ci giungono da varie parti d’Italia e del mondo e anche dalle nostre zone dei Castelli Romani, che parlano di una sempre maggiore crisi idrica, legata ad un perdurante stato di siccità, che mette sempre più a rischio l’approvvigionamento di acqua.
Così. anche questa situazione ci interroga, come cristiani, sul nostro rapporto con il Creato; l’acqua è un grande dono, gratuito, che deriva dall’Amore di Dio; è il principale veicolo di vita; è forza creatrice e sostenitrice di vita. E’ la reale rappresentazione del soffio vitale del Padre, il nostro grande Creatore. Senza acqua nessun essere vivente può sopravvivere, soprattutto le piante, ma neanche gli animali. Senz’acqua non può esistere nessuna forma di agricoltura e quindi, neanche nessuna forma di allevamento; non può esistere nessuna forma di sostentamento se manca l’acqua.
Per questo, fratelli e sorelle, è nostro compito, come cristiani, di prendere consapevolezza del problema e di interrogare la nostra coscienza su come ognuno di noi affronta questa emergenza, che non è solo climatica ed ambientale, ma anche, sempre più, sociale.
Molte volte, anche in questo, cadiamo nell’errore di farci prendere la mano da una cultura consumistica sfrenata, che ci porta a sprecare, egoisticamente, questo prezioso dono; dobbiamo resistere a queste tentazioni, ed adottare il punto di vista radicato nell’Amore, espresso nel Vangelo, prendendo esempio da Gesù, che, quando spezza il pane nell’Ultima Cena, rende grazie. La gratitudine per questo immenso dono ci permette di preoccuparci dell’altro, di curarci della sua situazione, stando attenti a non far mancare anche a lui la grazia del Creato. Se sprechiamo l’acqua, se ci facciamo prendere dall’egoismo, dalla voracità, ci mettiamo dalla parte di quelli a cui Gesù dirà: ‘via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto sete e non mi avete dato da bere’ (Mt 25,35-44). Ed allora riflettiamo, che siamo tutti custodi dei nostri fratelli, anche per questo; dipende da noi, dipende da quanto siamo disposti ad amare come il Signore Gesù Cristo ha amato noi, nel concreto, in situazioni come queste. Cerchiamo di usare l’acqua solo per il tempo, e per i soli scopi per cui è necessaria, acquisendo la consapevolezza della indispensabile condivisione di questo immenso regalo.
Inoltre, vorrei fare un appello a tutte le istituzioni pubbliche competenti affinché possano mettere in campo ogni azione utile per ridurre lo spreco idrico causato da perdite nelle reti dei nostri acquedotti, che ammontano, ogni anno, a svariati milioni di litri e di porre in essere ogni misura concreta per tutelare le falde acquifere ed i corsi d’acqua, fondamentali riserve di questo prezioso liquido.
Cari fratelli e sorelle, concludo, dicendo che è tempo che la nostra fede ci apra il cuore e ci faccia apprezzare la bellezza dei doni di cui Dio ci ha ricolmato, fino in fondo; impegniamoci, con i comportamenti e la preghiera a far sì che non si soffra la sete, in nessuna parte del mondo, contribuendo, con le nostre azioni virtuose ad appagare la sete del nostro cuore bagnandolo di abbondante amore per il prossimo”.
Lettera firmata da don Antonio Salimbeni.