La situazione idrica ai Castelli Romani è catastrofica
Castelli Romani – Viene definita dall’ANBI, Osservatorio delle Risorse Idriche, “Catastrofica” la situazione idrica ai Castelli Romani, dove i laghi sono ai minimi storici: il bacino di Nemi ha un livello medio (cm. 50), inferiore di oltre un metro a quello registrato nello stesso periodo dell’anno scorso (cm. 162). “In queste zone – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – le conseguenze dei cambiamenti climatici si sommano ad un’eccessiva pressione antropica maturata negli anni, ed i cui prelievi idrici hanno abbassato la falda a livelli tali da rendere ormai impossibile la ricarica degli specchi lacustri, le cui acque altresì sono richiamate nel sottosuolo”.
“L’emergenza siccità nel Centro Sud d’Italia è fattuale – spiega Sonia Ricci, Presidente di Anbi Lazio in un’intervista all’ANSA – il torrido mese di maggio, appena trascorso, con picchi tipici delle giornate più calde di agosto, ha aggravato una situazione già di per sé molto critica e dovuta alle scarsissime precipitazioni invernali. Da inizio anno a Roma sono caduti solo 137 millimetri di pioggia rispetto ai 357 di media degli ultimi 16 anni. Nel resto della regione i millimetri non raggiungono i 100. Questo ennesimo, allarmante, record si riversa inevitabilmente sulla portata dei corpi idrici laziali e nelle falde che sono sempre più impoverite”. Infine, Ricci parla anche dei Castelli Romani, definendo “preoccupante anche la situazione idrica ai Castelli Romani, dove i laghi sono ai “minimi storici con deficit idrico quantificabile in 50 milioni di metri cubi”.
Che soluzioni apportare? Siamo costretti ad un razionamento dell’acqua? Una proposta c’è, e proviene sempre da parte dell’ANBI in collaborazione con Coldiretti, ed è un progetto chiamato “Piano Laghetti”, che sembra l’unica soluzione fattibile e percorribile per rispondere e adattarsi alla situazione attuale, dovuta alla siccità e ad un cambiamento climatico.
Per realizzare questo progetto servirebbero almeno dieci miliardi di euro.
Il piano prevede la creazione di piccoli e medi laghetti sparsi su tutto il territorio nazionale, che permetterebbero di trattenere l’acqua per fini civili, agricoli e di produrre energia elettrica.
Sul sito di Anbi c’è scritto che il progetto “prevede la realizzazione di 10mila bacini entro il 2030: 6.000 aziendali e 4.000 consortili”. La speranza è che si possa attuare questo progetto per poter arginare l’allarme idrico sia in Italia, che nel Lazio.
Lucrezia Caminiti
Last Updated on 28 Luglio 2022 by Redazione 2