Ivan Cattaneo torna a incantare nei Castelli Romani
Ritorna nei Castelli Romani Ivan Cattaneo, con una nuova tournée del un cantautore che farà tappa nel teatro di Cecchina, Auditorium Castelli Romani, il prossimo 28 gennaio. Ivan Cattaneo ha fatto la storia della musica italiana e ha avuto la forza di attraversare diverse generazioni con una carriera lunghissima, iniziata oltre 40 anni fa, ma con successi che non hanno avuto paura del tempo e che anzi, oggi si possono considerare attualissimi. Ivan Cattaneo, classe 53, bergamasco, cresce a Pianico, un paesino vicino il Lago di Iseo, in una famiglia che lui stesso ha definito umile, ma con la mamma, la signora Rina, che aveva certamente una moderna visione della vita.
Ivan ci ha raccontato durante l’intervista che proprio la mamma l’ha difeso accettando la sua omosessualità, in un momento storico in cui non era certo argomento facile. Un coming out fatto in età molto giovane, costato un periodo in manicomio, seppure breve, grazia alla grande intelligenza non solo artistica di Cattaneo: l’omosessualità, al tempo, era considerata, purtroppo, una malattia. Artista poliedrico, in tutti questi anni si è dedicato alla pittura, alla scrittura in varie forme e addirittura come attore in due film “provocazione” come lui stesso li ha definiti. Cantautore raffinato Ivan Cattaneo è noto anche per i suoi album cover che gli hanno permesso di essere conosciuto e apprezzato dal grande pubblico. Tra le collaborazioni con grandi artisti anche quella con la Premiata Fonderia Marconi. Ma sarà Polisex la canzone simbolo di Ivan Cattaneo, quella che probabilmente più lo rappresenta per il suo contenuto e che ha anticipato di oltre quarant’anni quella che oggi è definita “fluidità di genere”. Lo chiediamo proprio al cantautore che il prossimo 28 gennaio si esibirà a Cecchina, nell’auditorium dei Castelli Romani.
Ivan la tua prima volta nei Castelli è legata alla partecipazione al Festival degli Sconosciuti ad Ariccia nel 1967?
Si fu un’avventura. Io ero un ragazzino, mia zia mi accompagnò alla stazione a Milano e io, da solo, raggiunsi Ariccia. Una cosa folle a quei tempi, ricordo ancora che dovevo prendere il Cotral una volta a Roma. Arrivai nel ristorante di Teddy Reno e Rita Pavone, che io volevo vedere perché lei era il mio idolo, ma niente. Feci lo spettacolo cantando Acqua Azzurra, Acqua Chiara e Pippo Non Lo Sa. Fu una bella avventura, ma che si concluse lì. Ritornai al mio paese per continuare il liceo artistico.
Terminata la scuola l’avventura a Londra.
Si, Londra di quel tempo era qualcosa di meraviglioso, la swinging london, quella appena post Beatles dove si facevano feste fino alle cinque del mattino e che nulla aveva a che fare con l’Italia, un Paese il nostro che in quegli anni non era certamente pronto a quelle vedute così ampie. In quel periodo mi sono arricchito professionalmente, ma anche da un punto di vista personale. Ho incontrato tanti personaggi famosi, mi impegnavo nella musica, ma intanto lavoravo in un fast food americano in centro a Londra. Insomma un’avventura meravigliosa e soprattutto preziosa, perché mi ha dato tutto: ho immagazzinato tante cose interiorizzate a modo mio e che mi hanno permesso di fare la differenza al rientro in Italia, di avere un punto di vista diverso e apprezzato anche dagli altri artisti.
In Italia come arrivi al grande pubblico?
Partecipo ai festival del Re Nudo, una manifestazione legata alla rivista, dove incontro Nanni Ricordi che mi propone di fare un disco. Da lì iniziano i primi dischi, le prime sperimentazioni. Poi Nanni Ricordi mi porta all’RCA dove conosco il direttore artistico Ennio Melis, una grande mente e una persona meravigliosa, che ha lanciato anche tantissimi artisti italiani del calibro di Lucio Dalla, Renato Zero, Claudio Baglioni, Riccardo Cocciante, ma la lista è veramente lunga.
Ivan Polisex è la tua canzone? Qual è il tema che affronta?
Polisex l’ho scritta nel ’79, all’inizio mi chiedevano cosa significasse il titolo, molti pensavano facesse riferimento alla polizia. Io in Polisex parlo della ‘polisessualità’ perché la sessualità non è bianco o nero, ma una scatola di caran d’ache colorati. Con Polisex io vorrei spiegare come appunto la sessualità non sia una cosa rigida. Oggi direbbero fluida, ma quarant’anni fa non era semplice, questo testo era il mio modo di affermare quello che oggi ha varie definizioni con tutto il mondo LGBTQ. Oggi lo potrei definire un modo ingenuo di esprimere questa voglia di guardare il sesso da un’altra prospettiva.
Ivan è molto bella l’immagine di una sessualità multicolore che la rende pulita così com’è del resto.
Io ritengo che l’amore è uno solo, è amore e basta, non si discute. Ognuno di noi vive invece la propria sessualità nel modo in cui sente di doverlo fare. La sessualità è una cosa pulita certamente, ma anche molto vera e tutte le varie forme di interpretarla, che sono sempre esistite, ma che prima erano catalogate come malattia.
Qual è la vera forza di Ivan Cattaneo come artista e come nasce la passione così forte per la pittura?
Non c’è giorno in cui io non scriva canzoni o non dipinga. La pittura credo sia una passione nata da bambino, tant’è che poi ho fatto anche il liceo artistico. Ma è una cosa molto comune tra i cantautori, alcuni pittori interessanti, qualcuno meno. Sono modi di interpretare l’arte, due mondi diversi. Le canzoni pubblicate non sono quasi mai come le immagini all’inizio quando le scrivi, perché poi passi attraverso la casa discografica, il tecnico del suono e sono tutti interventi che in qualche modo vanno a contaminare il tuo lavoro. La pittura invece, è molto più diretta: sei tu e la tela, basta, non ci sono intermediari che intervengono quindi tutto resta puro. Come cantante nasco negli anni ’70, prima come cantautore e poi come interprete che sicuramente ha contribuito a essere conosciuto al grande pubblico. I miei revival credo siano stati di successo proprio per il mio modo di reinterpretare le canzoni, partendo sempre dal massimo rispetto dei testi e dei loro autori, che ho sempre messo al primo posto. Come cantautore invece, ritengo che ancora oggi qualcuno non mi abbia compreso.
Quali emozioni provi nel tornare tra il tuo pubblico che ti segue da quarant’anni?
Io con i concerti ho un rapporto che mi divide in due, perché mi piace accontentare chi viene ad ascoltarmi. Se so di avere davanti un pubblico che ama di più il Cattaneo interprete allora mi diverto con i revival, mentre nelle tournée è diverso, posso anche cantare le mie canzoni, fare cose più ricercate, proprio come sarà a Cecchina, dove potrò esprimermi di più alla Ivan Cattaneo, proponendo tra l’altro cose nuove. Lo spettacolo a Cecchina prevede un inizio diverso dove propongo alcuni video racconti con i campionatori, con le tastiere, insomma qualcosa capace di sorprender il pubblico. Salire sul palco è sempre molto emozionante, anche dopo oltre quarant’anni di carriera, anche nei teatri dove, in questa tournée riuscirò a far vivere un’esperienza a 360° nella mia arte.