40 anni del Parco dei Castelli Romani: bilancio ecologico-territoriale
Castelli Romani – I 40 anni del Parco dei Castelli Romani, si traccia un bilancio. Il comitato, che ha fatto istituire il Parco dei Castelli Romani, grazie all’appoggio popolare e al referendum propositivo preparato all’inizio degli anni ’80, in occasione dei 40 anni dell’istituzione del parco ha realizzato un bilancio dell’operato del parco. Ora il Comitato Promotore per il Parco Naturale dei Castelli Romani si è trasformato nel “Coordinamento Natura & Territorio dei Castelli Romani”. E riunisce, oltre ai protagonisti della nascita del parco, anche associazioni e singoli volontari, interessati alla tutela dell’ambiente.
I 40 anni del Parco dei Castelli Romani: com’è nato il Parco
Innanzitutto ricordiamo che il Parco è nato grazie alla volontà dei suoi abitanti. E da un lavoro di ricerca scientifica e politica, svolta dal comitato. Si raccolsero più di 7.000 firme per il referendum propositivo dell’istituzione del parco. Gli oppositori del parco sono da sempre stati gli speculatori edilizi e i cacciatori. E la loro opposizione ha fatto ridurre la superficie del parco già nello stesso anno della sua costituzione, il 1984. Escludendo così, parti importanti del territorio: dai Piani di Caiano, ai campi di Annibale a metà della catena montuosa dell’Artemisio. Uno sfregio che il mondo della politica ha fatto in barba alla volontà popolare. Quindi nello stesso anno una vittoria, l’istituzione del Parco, e una sconfitta, la riduzione della superficie. Solo nel 1998, dopo 14 anni di lotte, siamo riusciti a riconquistare i territori persi. Tra cui il 45% delle foreste che erano state lasciate fuori. Ma in quei 14 anni di danni, ne sono stati fatti molti, da parte della speculazione edilizia. Sono stati cementificati i Piani di Caiano, la zona delle Barozze, i Campi di Annibale, il versante di Velletri dell’Artemisio.
L’estinzione di habitat naturali unici
L’aumento del cemento ha fatto scomparire habitat naturali unici come gli scopriglieli dei Campi di Annibale descritti anche in antichi testi romani. E ha dimezzato la superficie del bosco del Cerquone, uno dei pochi boschi planiziali del Lazio e unico ai Castelli Romani. Di fatto i boschi naturali ormai sono ridotti e isolati da strade e lottizzazioni, lo spazio per la vita naturale diventa sempre meno. Ricordiamo che l’obiettivo dell’istituzione del Parco, era la salvaguardia della biodiversità presente. Ancora oggi importante, e con un indice specifico addirittura maggiore di quello dell’Amazzonia. Ma i danni fatti dalla pressione umana non finiscono qui. Siamo i stati i primi a denunciare l’abbassamento delle falde idriche e il conseguente abbassamento dei livelli dei laghi, con la scomparsa della flora e della fauna acquatica.
Senza il parco, il territorio sarebbe stato una colata unica di cemento. E anche se la presenza di questo ente ha posto un freno al consumo di suolo per l’edilizia, di certo ci si aspettavano azioni e risultati maggiori e su più fronti.
La scomposizione del Parco
Dobbiamo fare una doverosa considerazione, il parco è composto da tre parti: la legge istitutiva con i suoi regolamenti e il piano del parco e la perimetrazione, l’ente Parco – un ente pubblico composto da dirigenti e impiegati la cui responsabilità è politico amministrativa, e la comunità del territorio, non solo umana ma anche la comunità vivente composta da animali e da piante che andrebbe salvaguardata e mantenuta. Di certo i politici che hanno gestito l’ente parco ancora oggi, a parte rare eccezioni, non hanno brillato per competenze, per coraggio amministrativo e politico, e così i Comuni che come potevano cercavano di nascondere i problemi o non si occupavano proprio della difesa dell’ambiente. Purtroppo di esempi ne abbiamo molti, dal disinteresse sulla condizione dei laghi, alle centinaia di discariche presenti sul territorio, ai tagli di alberi e boschi che gli stessi Comuni realizzano, il tutto spesso con i nulla osta dell’Ente Parco.
Le proposte di iniziative autonome da parte del Coordinamento
In questi anni abbiamo provato a collaborare con l’Ente Parco, proponendogli progetti e azioni innovative, ma purtroppo questo ente è bloccato dagli interessi della politica locale, che vanno ancora nella direzione opposta rispetto alle esigenze di tutela dell’ambiente e delle sue risorse, attualmente inoltre il rapporto con le associazioni ambientaliste è ai minimi storici: l’importanza che volevamo dare al Parco sulla questione dei laghi è stata disattesa per non parlare di progetti e azioni che ha volte vanno in direzione contraria a quella da noi proposta.
Per questo, come Coordinamento, faremo delle iniziative autonome a per educare e sensibilizzare i cittadini alla difesa della natura dei Castelli Romani, nella viva speranza che la coscienza civile che ha già fatto una importante rivoluzione una volta istituendo questo ente, sia il motore di una nuova rivoluzione che riporti il Parco al centro delle azioni di tutela del territorio. Intanto il nostro Coordinamento è in azione ed Il prossimo appuntamento sarà domenica 14 gennaio per una escursione sulle emergenze forestali sulla catena delle Faete e il 16 gennaio per un seminario sulle foreste e la loro salvaguardia.