5G, il Senato approva una norma che potrebbe cancellare l’autonomia degli Enti Locali
Attraverso il decreto Coesione, approvato in via definitiva il 4 luglio scorso potrebbero proliferare le infrastrutture per le comunicazioni, senza incontrare alcuna legittima opposizione degli Enti Locali.
Di Emanuele Scigliuzzo
Il Governo sta cercando di far passare, attraverso il Decreto Coesione, una revisione delle attuali normative, per far saltare l’ultimo baluardo a difesa della proliferazione incondizionata delle infrastrutture per le telecomunicazioni, lasciando il campo libero alle aziende del comparto TELCO di invadere indiscriminatamente il territorio. Una norma simile fu già fermata per incostituzionalità, dopo essere stata impugnata dalle Regioni.
A lanciare l’allarme ancora una volta è Giuseppe Teodoro, Vice Presidente di Ecoland, che attraverso una nota fa sapere che “Il decreto Coesione (DL 60/2024) ha ricevuto il via libera definitivo dal Parlamento, grazie all’emendamento presentato dai senatori di FdI, Liris e Nocco, e approvato dalla Commissione Bilancio, che esautora i Comuni sull’uso degli strumenti di governo del territorio in tema di telecomunicazioni”.
L’obiettivo di questa nuova norma è quello di “[…] Superare i ritardi della tecnologia 5G nelle c.d. aree bianche, cioè a fallimento di mercato […]” in questo modo però gli Enti Locali su tutto il territorio rischiano di soccombere definitivamente nei confronti delle aziende di settore. “Poiché l’Italia è costituita per buona parte da aree montane e piccoli comuni, il provvedimento possiamo dire che si estende a gran parte del territorio nazionale, per cui i comuni che già hanno adottato uno strumento di pianificazione (regolamento e piano di localizzazione) dovranno cedere il passo alle TLC in ogni parte del territorio, senza poter intervenire. Quelli che lo hanno in programma di adottarlo o lo stanno facendo, dovranno ripensarci”.
L’appello al Presidente della Repubblica: “Per questo abbiamo presentato al Capo dello Stato un accorato appello, affinché in sede di promulgazione della Legge del 4 luglio 2024 sulla Coesione, valuti l’opportunità di rinviare alle Camere il provvedimento, segnalando il possibile conflitto della norma in oggetto con la nostra Carta costituzionale”.
Ora cosa succederà? “Con l’approvazione definitiva si spalancanoo le porte alla liberalizzazione selvaggia delle infrastrutture di telefonia mobile in ogni parte del territorio italiano, con il rischio che i Piani di localizzazione delle antenne, già adottati dai Comuni per arginare il fenomeno di Antenna Selvaggia, verrebbero resi inapplicabili e, con essi, aggiungiamo, anche il diritto alla salute dei cittadini”.
Ecco l’emendamento in questione: “Al fine di consentire il tempestivo raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale di cui al regolamento (UE) 2021/240 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 febbraio 2021, e al regolamento (UE) 2021/241, fino al 31 dicembre 2026, per gli interventi del Piano ‘Italia 5G’ di realizzazione di nuove infrastrutture di rete idonee a fornire servizi radiomobili con velocità di trasmissione di almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s in uplink, la localizzazione degli impianti nelle aree bianche oggetto dell’intervento è disposta, anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all’articolo 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36, sulla base della posizione dei pixel sul territorio nazionale come indicati dal relativo bando di gara”.
Una nuova semplificazione normativa per piegare la resistenza dei territori che, viceversa, intendono utilizzare gli strumenti di governo del territorio ad essi spettanti, per distribuire correttamente gli impianti e non cedere alle richieste delle società TELCO, al fine di poter applicare quel piano che prevede lo stanziamento di fondi del PNRR che vanno spesi, entro il termine previsto.
Ma a quale costo? E non ci riferiamo solo a quelli economici per i quali l’Italia ha già previsto risorse da destinare a questa finalità, aggiudicando alle aziende del comparto TELCO diverse aste pubbliche divise per obiettivi, augurandosi che le risorse restino solo quelle del PNRR. I dubbi si alimentano anche sulle conseguenze negative che la nuova tecnologia e il proliferare delle infrastrutture necessarie alla sua diffusione potrebbero comportare per la salute dei cittadini, non ancora accertate, ma neanche escluse. Gli interventi normativi evidentemente andrebbero nuovamente a comprimere le capacità degli Enti Locali di difendere territorio e salute dei cittadini.
La citata Legge 36 del 2001, dispone : “I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato ai sensi dell’articolo 4”.
“Si tratta – afferma la nota di Ecoland – come può ben evincersi, di una arbitraria compressione dei poteri assegnati dalla Costituzione alle regioni e agli enti locali, i cui profili sono già stati oggetto di intervento da parte della Corte costituzionale nel 2003 per una vicenda molto simile, allorché fu attuato un altro sciagurato tentativo di sottrarre ai comuni la propria autonomia. Il c.d. decreto Gasparri (d.lgs. 198/2002) favoriva l’installazione di impianti di telefonia mobile in ogni parte del territorio, ‘anche in deroga agli strumenti urbanistici e ad ogni altra disposizione di legge o di regolamento’! Il provvedimento fu impugnato da numerose Regioni e la Corte Costituzionale, con una esemplare sentenza (n. 303/2003) ne dichiarò la illegittimità costituzionale, cassandolo in ogni sua parte” ricorda la nota di Ecoland, che ci deve far riflettere sulle conseguenze che furono scongiurate allora, ma che potrebbero verificarsi con questo nuovo provvedimento, qualora fosse adottato, sulla scorta di quello che ha permesso l’innalzamento dei valori massimi di esposizione al 5G, approvato pochi mesi fa.
“Quella pronuncia insegna che la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute è e deve restare appannaggio delle istituzioni locali, secondo la ripartizione sancita dalla nostra Costituzione con la riforma del Titolo V, artt. 115 e 117 Cost. Ora si apre un nuovo capitolo, con le Regioni protagoniste, a cui spetta il potere di impugnare la norma e farne dichiarare la incostituzionalità”. La nota si conclude con le domande alle quali ci uniamo anche noi: Quanti governatori avranno il coraggio di intervenire in tal senso, costringendo il governo nazionale a rivedere la propria posizione in merito?
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Last Updated on 8 Luglio 2024 by Autore G