Albano Ariccia, il sacerdote anti criminalità don Antonio Salimbeni interviene sull’arresto di Messina Denaro.
Albano, Ariccia – Carissimi parrocchiani e cittadini dei Castelli Romani, come parroco di Fontana di Papa, Cancelliera, nei comuni di Ariccia e Albano e pastore della locale Diocesi e comunità del Gesù Risorto mi sento di dire : ho appreso anche io con sollievo della cattura del capomafia Matteo Messina Denaro, dopo trent’anni di latitanza. Voglio esprimere un grande grazie alla magistratura e alle forze dell’ordine per lo straordinario lavoro svolto e per il continuativo impegno nella lotta al fenomeno della criminalità organizzata, spesso a rischio della propria stessa vita.
Colgo l’occasione di questo avvenimento per fare una riflessione più ampia sulla lotta e il contrasto alle mafie, inquadrandola nell’esperienza cristiana.
Innanzitutto lasciatemi dire che la Chiesa combatte ogni fenomeno mafioso con la forza delle parole e delle azioni, impegnandosi sempre più ad una evangelizzazione profonda del territorio in cui è radicata, affermando il primato della cultura della vita e della civiltà dell’amore che derivano dal messaggio di Gesù Cristo. La mafia è cultura di morte, adorazione del male, perversione della natura umana, rifiuto di Dio e del Suo Amore. Gesù ci ha lasciato il suo comandamento nuovo “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”; per questo si è consegnato a morire sulla croce ed è risorto aprendoci la via della vita eterna. Dobbiamo sempre con più forza essere missionari in ogni luogo del nostro territorio, agendo insieme , Chiesa, istituzioni, agenzie educative, per affermare una cultura a-mafiosa, cioè liberata dalla mafia e dalla sua nefasta influenza, basata sulla forza dell’Amore e sul dono di sé stessi agli altri, contro la sopraffazione, la brama di ricchezza e potere, l’egoismo sfrenato, la sete di dominio.
Anche sul nostro territorio, purtroppo, questi fenomeni cominciano a prendere piede; il nostro Vescovo, Monsignor Viva, durante un incontro con i catechisti della Diocesi ha posto con grande forza l’attenzione su questa crisi, che ha investito due Comuni del territorio sciolti per infiltrazione mafiosa, invitandoci a fare rete per educare, nello spirito cristiano, al bene, tramite una catechesi incarnata nella realtà viva dei nostri territori, in collaborazione con le istituzioni educative, in primis la scuola, dove si forma la coscienza civile di ognuno di noi. Questo implica che ogni comunità metta al centro la dignità dell’uomo e la sacralità del dono della vita, cooperando tutti insieme per offrire opportunità di inclusione ed evitare qualunque tipo di emarginazione e povertà, economica e morale, che possano portare al prosperare delle mafie e criminalità organizzata al sud e non solo .
Proprio nell’ottica di una rivolta della coscienza nei confronti di questo fenomeni, bisogna anche esercitarsi a donare ciò che il Padre ci dona in abbondanza, la misericordia che sfocia nel perdono.
Il perdono permette di rompere quella spirale infinita di male che molto spesso è alla base della attività sanguinosa della mafia; l’apertura del nostro cuore al perdono, sull’esempio di Gesù che perdona i suoi carnefici sulla croce , interroga anche la coscienza di coloro che compiono questi terribili atti e mostra loro che esiste la possibilità di una vita diversa, una vita nuova nella verità che è Cristo, vita che si può assaporare pentendosi davvero e chiedendo e ottenendo perdono.
Carissimi, questi tempi duri ci chiedono di essere testimoni veraci del Vangelo, senza compromessi o ipocrisie; dobbiamo avere il coraggio di opporci e cambiare le cose mostrando, in primis ai più giovani, che un mondo diverso è possibile solo se ci sottomettiamo ad un unico “potere” , quello dell’Amore di Dio, che tutto può e tutto trasforma; solo così allontaneremo il male della mafia dalle nostre comunità, tendendo nel contempo, la mano a quei fratelli che, pentitisi dei gravi fatti di cui si sono resi protagonisti, rotto il legame con questa macchina di morte, scontata la loro pena, sono desiderosi di essere riammessi alla comunione con Cristo e i fratelli.