Albano, svendita Ex-Isfolil: Partito Comunista denuncia Anac e Corte dei Conti
Il Partito Comunista di Albano, a luglio, aveva scoperchiato lo scandalo della vendita dell’immobile ex-Isfol da parte dell’INAPP, un ente pubblico che risponde al Ministro del Lavoro.
“Ci saremo aspettati una discussione ampia nelle sedi istituzionali, invece il Consiglio Comunale di Albano viene convocato solo per certificare i giganteschi buchi nel bilancio dell’ente e in quello delle fallimentari società partecipate, buchi che dovranno essere pagati dai cittadini nei prossimi 15 anni con aumento delle tasse comunali, riduzione dei servizi e svendita dei gioielli di famiglia (immobili e farmacie comunali)” afferma il PCI Albano.
Il Partito Comunista – con l’adesione della sezione Castelli Romani di Italia Nostra – ha presentato una denuncia all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) e alla Corte dei Conti per danno erariale, evidenziando le gravissime irregolarità riscontrate nella procedura di svendita dell’immobile ex-Isfol da parte dell’INAPP.
L’edificio ex-Isfol è una struttura abbandonata da anni e poco distante da Villa Doria, parco comunale. Vi si accede dal cancello interno alla Villa, alla fine del vialone centrale c’è un cancello e poi lo stabile.
L’edificio risale agli anni ’70 e fu originariamente costruito come sede dell’ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori); sono circa 1500 mq.
Questa struttura, succursale della sede principale a Roma, rappresentava un fiore all’occhiello per l’Italia degli anni ’70, quell’Italia in crescita che investiva nella ricerca. Oggi si presenta ampiamente in decadenza, anni di abbandono e di negligente incuria da parte dell’ISFOL e il poco interesse dimostrato dalle amministrazioni comunali di centro-destra e centro-sinistra che si sono succedute alla guida del comune di Albano ne hanno determinato il decadimento declassandolo a rudere: macerie, calcinacci, siringhe e vetri rotti sono ovunque.
“La struttura resiste ancora, volendo si potrebbe resuscitarla investendo fondi pubblici per trasformarla in qualcosa di utile per tutti i cittadini, ad esempio uno spazio per la cultura, un centro ricreativo e d’incontro per i giovani, anche una biblioteca andrebbe benissimo perché è poco distante dal centro urbano e immersa nel verde, così da offrire una possibilità alle nuove generazioni, una opportunità di crescita per tutti giovani e anche i meno giovani, in modo da sottrarla agli eventuali e probabili appetiti speculativi di qualche avvoltoio del settore” prosegue il PCI Albano.
“Invece l’attuale proprietario, l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), che cosa ha pensato di fare? In piena emergenza covid, il 25 maggio 2020 l’INAPP ha deliberato di vendere in tutta fretta l’ex ISFOL di Albano con un importo a base di gara di euro 1.204.000 (quando i documenti del 2017 dell’INAPP stimavano un valore di mercato dell’immobile e del terreno di 2.640.000 euro) e di approvare l’avviso pubblico per la manifestazione di interesse per un periodo limitatissimo di soli 30 giorni (compresi i festivi)”.
“Nonostante la scarsa pubblicità dell’operazione, dalle nostre informazioni diverse società di costruzione hanno manifestato interesse per l’acquisto dell’immobile con l’obiettivo di creare una grande speculazione edilizia (trasformare l’ex ISFOL in una serie di villini di prestigio) su un’area peraltro tutelata per legge per l’interesse paesaggistico (articolo 142).Non dimentichiamo che lo stabile appartiene ad un Ente pubblico, che tutta l’operazione avviene in tutta fretta in un periodo di emergenza sanitaria, senza trasparenza alcuna sulle modalità di vendita di un bene pubblico e senza pubblicità dell’operazione”.
Per il Partito Comunista di Albano sull’ex ISFOL devono essere mantenuti tutti i vincoli di destinazione edilizia, al fine di evitare operazioni di speculazione edilizia, e deve essere espropriato dal Comune di Albano per ristrutturarlo e metterlo a disposizione della cultura, dei giovani, delle associazioni e della città.
“La svendita degli spazi di Enti pubblici è ormai divenuta una consuetudine in Italia, solo in parte giustificata dall’alleggerimento dei costi di mantenimento, spesso dietro ci sono invece interessi privati e scarso senso civico, se non vera e propria malafede” conclude il PCI.