Alimentazione e ambiente, quali le scelte giuste?
Cari lettori, in questo spazio desidero affrontare un argomento che dovrebbe essere nel cuore di tutti noi: l’ambiente e l’eco-sostenibilità.
Ormai quotidianamente si sente parlare di quanto le attività umane abbiamo impoverito le terre ed aumentato i livelli di inquinamento, con conseguenze disastrose come l’effetto serra, le piogge acide, le variazioni climatiche spesso repentine e pericolose.
Ciò che va considerato è quanto incide il nostro modo di alimentarci sull’ambiente. Le nostre scelte alimentari influenzano prepotentemente gli ecosistemi ed è per tale motivo che oggi, più che mai, bisogna prestare attenzione alle nostre scelte alimentari, affinché non influiscano sul benessere del nostro pianeta.
Il modo migliore per evitare l’inquinamento è ridurre lo spreco.
In Italia lo spreco di cibo vale 8,1 miliardi di euro all’anno e, a livello mondiale, 1 miliardo e 600 milioni di cibo viene buttato.
Lo spreco di cibo è inutile, perché non nutre nessuno e, soprattutto è dannoso all’ambiente: basti pensare che per produrre cibo, non consumato ma gettato, si sprecano 250 miliardi di litri di acqua e si emettono 3,3 miliardi di anidride carbonica nell’ambiente.
L’agricoltura intensiva, la necessità di aumentare la produttività per una gestione più globalizzata della produzione creano danni inestimabili: la necessità di soddisfare i fabbisogni di tutti, infatti, richiede lo sfruttamento dei terreni e delle piante.
Anche le elevate richieste di carne rossa creano danni inestimabili all’ambiente: è infatti vero che, per allevare il bestiame, si producono notevoli quantità di protossido di azoto, ammoniaca, anidride carbonica e metano, sostanze inquinanti, che incidono in modo negativo sull’effetto serra. Basti pensare che, negli ultimi anni, solo in Italia la produzione di metano inquinante, proveniente dalle deiezioni di animali allevati ha raggiunto il 32% del totale.
Questi sistemi alimentari non sono più sostenibili, perché deteriorano gli ecosistemi, inquinano l’ambiente e riducono la biodiversità. Inoltre, lo stesso riscaldamento globale impoverisce la nostra tavola, perché cambia la distribuzione della vegetazione spontanea nel nostro Paese.
Ricordo che nel nostro Paese è presente il 50% di tutto il patrimonio agroalimentare d’Europa, è dunque importante preservarlo e conservarlo. A causa dei cambiamenti climatici, i terreni sono diventati incoltivabili e colture storicamente floride non sono più adatte alla coltivazione, con conseguenze sul rendimento di molti alimenti, come i cereali.
Il riscaldamento globale costa un miliardo di euro agli agricoltori italiani per irrigazioni di soccorso a salvaguardia delle produzioni, per proteggere le eccellenze alimentari italiane.
Per questo motivo in Italia si sta pensando di riconvertire le aree non più adeguate alle storiche coltivazioni, proponendo colture non appartenenti alle tradizioni locali: bacche di goji, semi di chia, quinoa sono alimenti proposti per riconvertire i terreni del nord Italia; la coltivazione dei frutti tropicali (come la papaya) sta riconvertendo le aree agricole siciliane.
La riconversione può essere un buon modo per affrontare il cambiamento climatico, ma è anche importante preservare le colture antiche per tutelare la biodiversità e la nostra dieta mediterranea.
Dott.ssa Cristina Mucci – Biologa Nutrizionista