Bocconi avvelenati, una pratica illegale e pericolosa non solo per gli animali
Ciclicamente si torna a parlare di bocconi avvelenati, destinati a colpire gli animali. Le pericolose esche possono essere ingerite da animali domestici e da fauna selvatica, in quanto spesso vengono lasciate in aree aperte come boschi, sentieri, prati.
Il veleno viene considerato una delle minacce più gravi per la conservazione degli animali selvatici. Un boccone avvelenato può infatti innescare una catena di morte, in quanto non muoiono solo gli animali che lo ingeriscono ma le loro carcasse avvelenate rimangono delle micidiali esche pronte a colpire gli animali che se ne ciberanno. Sono centinaia i casi di avvelenamento registrati ogni anno in Italia a danno della fauna selvatica, spesso di specie già minacciate di estinzione.
L’uso del veleno sugli animali domestici e su quelli selvatici genera una reazione a catena pericolosa anche per la salute delle persone poiché, inquinando suolo e falde acquifere, può minare il ciclo della catena alimentare. Proprio per questo il Ministero della Salute ha emesso una serie di ordinanze, in cui vige il divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati, ai fini della tutela della salute pubblica, della salvaguardia e dell’incolumità delle persone, degli animali e dell’ambiente. Avvelenare un animale è un reato, regolamentato dal codice penale art. 544-bis che punisce con il carcere l’uccisione di animali per crudeltà e senza necessità. Anche se l’animale si salva, a causa delle forti sofferenze inflitte, si configura comunque il reato di maltrattamento art. 544-ter, punibile con la reclusione sino a 18 mesi. Se invece il soggetto non solo soffre ma, come spesso avviene, muore solo dopo lunga agonia, si avrà maltrattamento aggravamento e la pena sarà aumentata.
L’Ente Parco ha, fra i propri compiti, quello di tutelare la fauna e, gli illeciti di questo tipo, insieme alla pratica del bracconaggio, sono annoverati tra le cause responsabili del declino della biodiversità. L’Ente ha partecipato nel 2019, all’attività formativa promossa del progetto “Life Pluto”, realizzato nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga, finalizzato al rilevamento dell’uso illegale del veleno, alla prevenzione, all’adeguata gestione dei casi di avvelenamento e alla mitigazione dell’impatto del veleno sulla fauna, i cui risultati sono confluiti nel ‘Layman’s report’, una brochure di dieci pagine che descrive come il progetto abbia permesso di organizzare un sistema di prevenzione e contrasto dell’uso del veleno in grado di contribuire alla tutela della biodiversità e, in particolare, di quelle specie che si trovano in uno stato sfavorevole di conservazione. Un interessante video mostra le attività messe in campo dal progetto.
Last Updated on 5 Marzo 2023 by