Castelli Romani, l’Associazione Ponte Donna sulla Sentenza “Stress da Covid”
Castelli Romani – Una sentenza grave che deresponsabilizza gli autori di violenza, quella che parla di stress da Covid. Con le motivazioni della sentenza della Cassazione sul caso di Lorena Quaranta, studentessa di medicina strangolata da Antonio Quaranta nel marzo del 2020. L’emergenza e le restrizioni, dice la sentenza, avrebbero inciso sull’animo dell’infermiere, che era preda di uno stato di angoscia. Secondo la sentenza, il disagio causato dall’emergenza pandemica e la difficoltà contingente di porvi rimedio avrebbero potuto influenzare il comportamento dell’imputato, e queste circostanze non sono state sufficientemente considerate nella determinazione della pena.
Ponte Donna, associazione che opera nei Castelli Romani sul contrasto alla violenza, dichiara di essere molto preoccupata per la tutela delle donne non solo perché la lettura delle motivazioni ci lascia sgomente ma perché ci allarma. Questa decisione mina la tutela delle donne in un momento in cui le donne che raggiungono i centri antiviolenza manifestano una grandissima paura. Una paura per l’incolumità che non avevo visto prima, dichiara Carla Centioni, che da 30 anni si occupa di violenza sulle donne. Un crescendo di terrore che riscontriamo nelle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza dei Castelli Romani. La paura è aumentata a partire dal femminicidio di Giulia Cecchettin, ma anche dopo il 4 luglio, giorno dell’uccisione di Manuela Petrangeli, la fisioterapista di 51 anni, femminicidio avvenuto a Roma per mezzo di un fucile a canne mozze. Un’arma che ci rimanda alle uccisioni mafiose e ci ricorda quanto il patriarcato sia ancora dentro la nostra cultura, quanto sia endemico e strutturale. Questa sentenza convalida il nostro pensiero, dichiara Carla Centioni dell’Associazione Ponte Donna, dobbiamo fare ancora molto per dare risposte concrete alle donne, dobbiamo lavorare sui pregiudizi culturali che creano sentenze che deresponsabilizzano gli uomini dai reati commessi e li rendono impuniti, inviando messaggi allarmanti verso le donne.
Condanniamo con fermezza questa sentenza di cassazione non solo per la riduzione della pena verso il reo, ma perché tale motivazione annulla il prezzo pagato dalle donne durante il lockdown. Non possiamo dimenticare che la quarantena forzata ha portato un aumento di casi di violenza del 73% in più rispetto al 2019 (secondo il numero statistico riportato dal 1522). Le attenuanti della Cassazione disconoscono il vero motivo dei femminicidi, che risiede nel possesso e nella gelosia nei confronti della partner o della fidanzata. Uomini che non accettano che la relazione sia finita, che non sopportano un “NO”. Se non si riconoscono queste come le vere motivazioni, mi chiedo e mi interrogo su cosa dovremmo fare prevenzione e programmare un lavoro di contrasto alla violenza, sulle epidemie.
Segnalo con forza di usare il numero 1522 in caso di bisogno, numero pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità. Il numero è gratuito e attivo 24 h su 24, dove le donne possono rivolgersi per chiedere aiuto ed essere indirizzate al centro antiviolenza a loro più vicino.
Firmato Carla Centioni, presidente Associazione Ponte Donna.
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Last Updated on 24 Luglio 2024 by Redazione 2