Discarica Albano, Mazzoni (PRC): “Zingaretti e Raggi lavorino su soluzioni rispettose degli ambienti e dei territori”
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente PRC-Sinistra Europea, sulla discarica di Albano.
La minacciata ordinanza di riapertura della discarica di Albano Laziale, annunciata da Virginia Raggi nei giorni scorsi, non ha alcun senso tecnico e di legittimità. L’intenzione della Sindaca, di procedere con un provvedimento urgente per mettere l’impianto di Albano Laziale a disposizione di Roma, è stata sottoposta all’’avvocatura della città Metropolitana.
I legali dell’ex provincia, nel valutarla, hanno avanzato delle “perplessità” nel metodo. Dubbi che suonano come una bocciatura. La sindaca infatti non avrebbe le competenze per firmare un’ordinanza che, nella modalità in cui è stata annunciata, sembrerebbe più nelle corde di un commissario. Un’ordinanza che andrebbe a gravare su un sito che ha problemi di inquinamento certificati da ARPA e per il quale il Comune di Albano Laziale ha più volte sollecitato alla Regione Lazio l’avvio della bonifica.
Un sito su cui gravano pendenze giudiziarie per volture, voltura dell’Ufficio Rifiuti Lazio del 31 ottobre 2019 che prolunga l’Autorizzazione Integrata Ambientale del 13 agosto del 2009 fino al 11 ottobre 2024 e che permette la ricostruzione del TMB con sub-affitto dell’area dalla Pontina Ambiente, su cui grava un’interdittiva antimafia, alla Colle Verde e voltura dell’Ufficio Rifiuti Lazio del 5 ottobre 2020 che sub-affitta tutto il resto della discarica, ivi incluso il VII invaso, con esclusione dell’area del TMB, dalla Pontina Ambiente, Gruppo Cerroni, alla Ecoambiente, sempre Gruppo Cerroni; proroghe di autorizzazioni ed altro prese dalla Regione con atti a firma di Flaminia Tosini, attualmente indagata sulla vicenda della discarica di Monte Carnevale.
Un sito, arrivato attualmente al VII invaso, il quale ha una capacità residua di stoccaggio inferiore ai 200mila mc, un numero che sarebbe sufficiente a coprire appena un mese di fabbisogno della Capitale. Attualmente a Roma, ogni anno, non si riescono a gestire circa mezzo milione di indifferenziato e quasi 300.000 tonnellate di umido e la capitale, ed AMA, dipendono, per oltre l’80%, da impianti collocati fuori Regione verso i quali partono, ogni giorno, un centinaio di tir da 24 tonnellate carichi di rifiuti dei romani.
In questo quadro già desolante, scadono i contratti con le Regioni, le quali non intendono rinnovare le convenzioni con Roma, e quasi 2000 tonnellate al giorno di rifiuti restano per strada, spingendo l’ordine dei medici di Roma a scrivere un appello, preoccupato per la crisi igienico sanitaria della Città eterna. Tutto questo da parte di un’amministrazione presentatasi come ambientalista e che in 5 anni, per manifesta incapacità, non è stata in grado di produrre alcuna soluzione ed ha affossato immediatamente il progetto, strutturato, logico, attuabile e di prospettiva, redatto da Daniele Fortini, della suddivisione della Capitale in più distretti, ognuno servito dalla raccolta differenziata e con dotazione impiantistica propria.
Dall’altra parte sta la Regione Lazio, il cui interesse primario sembra discutere l’ubicazione della discarica, come se fosse il luogo e non il progetto, la soluzione al problema dei rifiuti di Roma.Il Presidente Zingaretti con un’ordinanza minaccia alla Raggi di presentare un piano impiantistico entro 30 giorni altrimenti Roma verrà commissariata. Un’ordinanza emessa senza averne titolo, infatti la Sindaca ricorre al TAR che le da ragione, implorando spirito di collaborazione tra Comune e Regione, evidenziando comunque la totale assenza di programmazione della Capitale e ricordando a Zingaretti che, in assenza di azione da parte dell’amministrazione Capitolina, avrebbe potuto utilizzare i poteri sostitutivi e prendere le decisioni che la Raggi non ha preso, per il bene di Roma, delle romane e dei romani, e dei territori coinvolti.
Nessuna decisione viene però presa ma arriva solo una delibera, che sposta il tutto alla fine di luglio, quando scadranno i termini entro i quali la Raggi dovrebbe presentare un piano impiantistico.La soluzione proposta dalla Raggi diventa quindi l’ordinanza per riaprire la discarica di Albano Laziale, utilizzando i poteri di Sindaca della Città Metropolitana.Un’ordinanza, per ora solo minacciata, ma assolutamente priva di legittimità, rispetto della democrazia e dei territori.
La questione rifiuti non si risolve spostandone il peso su altri territori, territori virtuosi con altissimi numeri di raccolta differenziata, Albano Laziale su tutti. La gestione dei rifiuti richiede progettualità, visione, investimenti economici e culturali, dialogo, competenze, tutte cose che all’amministrazione Raggi mancano. Non devono essere le cittadine e i cittadini di Albano a subirne le conseguenze. La discarica di Albano non riaprirà.
Per questo saremo sabato 10 luglio alle 9:30 in assemblea fuori ai cancelli di Roncigliano per pretendere chiarezza e tutela della salute e dell’ambiente.