Visite mediche fiscali INPS, le nuove regole
Cari lettori di INFO, questo mese ci saranno novità importanti per chi lavora in smart working e nuovi servizi telematici.
Intanto, l’istituto previdenziale INPS, con una nuova circolare del 23 settembre 2020, ha comunicato che è disponibile online lo “Sportello al cittadino per le VMC (le visite mediche di controllo)” per comunicare la variazione del domicilio rispetto a quello indicato nel certificato. Il nuovo servizio sostituisce le modalità in vigore fino a questo momento: la mail alla casella medico-legale della sede INPS di competenza o la comunicazione tramite call center. L’e-mail e la chiamata al call center possono essere ancora utilizzate nei casi di indisponibilità del servizio telematico. Il servizio telematico non sostituisce, in alcun modo, “gli obblighi contrattuali di comunicazione da parte dei medesimi lavoratori nei confronti dei propri datori di lavoro”.
Il nuovo strumento offerto dall’INPS è valido sia per i lavoratori del settore privato sia per i lavoratori del settore pubblico. In caso di comunicazione errata del domicilio possono esserci conseguenze sul riconoscimento dell’indennità di malattia, e anche le applicazioni di pesanti sanzioni disciplinari. Per comunicare il cambio del domicilio di reperibilità, il lavoratore deve seguire alcuni passaggi. Occorre accedere al portale web dell’INPS e autenticarsi tramite le proprie credenziali dispositive oppure accedere solo tramite sistema pubblico d’identità digitale Spid. Poi bisogna entrare nella sezione Servizi online, Sportello al cittadino per le VMC. Si può comunicare il nuovo indirizzo di reperibilità attraverso la funzione “Indirizzo reperibilità ai fini delle visite mediche di controllo”. È possibile inoltre variare il domicilio più volte nell’arco di una stessa assenza per malattia. Il lavoratore può controllare tutti gli indirizzi di reperibilità comunicati all’Istituto e il datore di lavoro viene messo al corrente del cambio indirizzo di reperibilità comunicato dal lavoratore. Il nuovo servizio è disponibile sia per i lavoratori del settore privato sia pubblico.
Ai lavoratori privati, al fine di non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge, spetta l’onere di comunicare all’INPS le eventuali variazioni di reperibilità. L’indirizzo deve essere comunicato correttamente e devono essere forniti tutti gli elementi informativi ritenuti utili per consentire al medico di controllo di reperire l’abitazione. L’INPS precisa che in caso di mancata esecuzione della visita medica di controllo per l’impossibilità di rintracciare l’indirizzo o il lavoratore, il lavoratore perde il diritto all’indennità economica correlata alla tutela previdenziale della malattia. Inoltre, per i lavoratori pubblici, la normativa vigente prevede che il dipendente comunichi alla sua Amministrazione di appartenenza l’eventuale variazione dell’indirizzo di reperibilità, durante il periodo di prognosi. È l’amministrazione pubblica, dunque, tenuta a fornire il dato all’INPS per l’effettuazione delle VMC datoriali e d’ufficio.
Per quanto riguarda la quarantena da Covid-19, un genitore lavoratore potrà attivare lo smart working per tutto (o in parte) il periodo di quarantena del figlio under 14 convivente, a seguito di contatto verificatosi nella scuola. Se la prestazione lavorativa non può essere svolta in modalità agile, uno dei due genitori, in alternativa, potrà optare per un congedo straordinario retribuito al 50%. Queste disposizioni si applicano fino al 31 dicembre, come stabilisce l’ultimima bozza del decreto trasporti, in vista della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Il 15 ottobre è la scadenza con la conclusione delle procedure semplificate per il ricorso allo smart working. Dopo tale data, a meno di novità normative, le imprese non potranno più decidere unilateralmente la messa in lavoro agile dei propri collaboratori ma dovranno tornare a stipulare accordi individuali con i singoli lavoratori per proseguire con lo smart working.
Tuttavia, a differenza dalla fase pre-epidemia di Covid-19, in cui la presenza degli smart workers era residuale (intorno alle 500mila unità), per la fase di convivenza con il virus si prevede che una parte consistente della platea di dipendenti vorrà o dovrà continuare a lavorare da remoto.
“In molti casi non si potrà lavorare in presenza anche perché gli spazi interni non garantiscono il distanziamento stabilito dalla legge”, ha detto Arturo Maresca, ordinario di diritto del lavoro all’università la Sapienza di Roma. “In diverse grandi aziende si calcola che circa un terzo dei dipendenti sarà posto a rotazione in smart working. Si dovranno fare accordi individuali con un numero cospicuo di Modifiche, con conseguenti problemi organizzativi”.
Dott.ssa Fulvia Di Iulio