Emergenza laghi: le acque si stanno riducendo drasticamente
Da tempo tutti abbiamo preso consapevolezza dei preoccupanti cambiamenti climatici in corso e di quanto sia importante agire in fretta.
E se normalmente il problema del clima può sembrare un argomento astratto, gli abitanti dei Castelli Romani possono osservarlo in modo evidente sui laghi presenti sul territorio, che si stanno prosciugando. Una sofferenza messa in risalto anche dalla forte siccità che caratterizzò il 2017.
I due specchi lacustri all’interno del Parco Regionale dei Castelli Romani, quello di Albano e quello di Castel Gandolfo, sono accomunati, oltre che dal loro inestimabile valore paesaggistico, almeno in parte da una falda acquifera sotterranea che li alimenta.
Recentemente la popolazione del nostro territorio è aumentata in modo sensibile causando una maggiore cementificazione. Questo cambiamento ha ridotto le zone permeabili del terreno riducendo l’approvvigionamento della falda sotterranea e la traspirazione del terreno. L’aumento della popolazione ha comportato inoltre, una maggiore richiesta di consumo di acqua non solo per uso abitativo.
Proprio su questo aspetto si focalizza parte di un dossier Laghi del WWF “Situazione e Crisi Idrica dei Castelli Romani”, realizzato a cura di Fabio Papa e della Sezione WWF Castelli Romani.
“Nel comparto territoriale dei Castelli Romani” si legge nel dossier “l’andamento della popolazione residente ha avuto una decisa crescita negli ultimi dieci anni, dal 1991 al 2001: la popolazione dei 17 Comuni considerati (tutti del comprensorio dei Castelli), è aumentata di 20.586 unità, passando da 279.828 a 300.414 residenti, con un incremento medio del 10,1% (dati ISTAT). Numeri che, tra l’altro, non tengono conto dell’aumento nel periodo estivo, quantificabile in circa 12.000 unità. A questo, poi, va aggiunta la necessità di acqua per uso industriale o agricolo. Tutto questo porta a un consumo non sostenibile, perché la richiesta è superiore rispetto alle disponibilità, considerata la capacità di ricaricarsi delle falde acquifere. L’eccessivo consumo rischia di compromettere dell’equilibrio idrogeologico e la biodiversità tipica della zona“.
Il professor Franco Medici, del Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali Ambiente, “Sapienza” Università di Roma, ha condotto alcuni studi sul bilancio idraulico dei laghi Albano, di Bracciano e di Nemi.
I risultati hanno messo in evidenza che l’abbassamento del livello idrometrico di riferimento degli specchi lacustri Albano, di Nemi e di Bracciano, è dovuto a cause e fenomeni diversi. In particolare per il lago Albano e di Nemi si è evidenziato proprio l’abbassamento della falda di ricarica: i rifornimenti naturali provenienti dal contributo della pioggia, del ruscellamento e della ricarica, sono inferiori alla evaporazione degli specchi d’acqua.
Un ulteriore contributo alla riduzione delle acque, solo per il lago di Albano, è dovuto anche dal prelievo antropico, ovvero da parte dell’uomo per le proprie esigenze. La riduzione dei flussi verso le falda di rifornimento sono causati, tra gli altri, da innumerevoli pozzi.
Dal 24 settembre, il delicato e importante tema del prosciugamento dei laghi è affrontato in una serie di incontri online, il cui promotore è Ettore Marrone, di AIPIN Lazio Ass. Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, che ha coinvolto una serie di tecnici ed esperti di settore. Gli incontri puntano a ricercare soluzioni efficaci a un problema le cui conseguenze potrebbero essere “catastrofiche”.
“La situazione odierna dei due laghi” si legge in una nota “vede una perdita del livello idrico del lago Albano di 7.24 metri rispetto alla quota che aveva in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960 e di circa 3 metri per quello di Nemi, con trend negativo a livello ‘preoccupante’“.
“Rispetto agli scenari futuri” continua la nota “non è facile comprendere cosa potrebbe accadere. Vorremmo attivare una condivisione e collaborazione tra enti e istituzioni pubbliche e private, imprese e residenti della nostra area per un confronto sui veri problemi e trovare soluzioni concrete e attuabili anche con le risorse che arriveranno dal Recovery Plan o dalla nuova programmazione Europea 2021-2027; vorremmo assistere ad una ripianificazione territoriale consapevole e ad una programmazione economica sostenibile nel pieno rispetto dei 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030“.
Emanuele Scigliuzzo
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