Genzano di Roma, inaugurata sabato 2 novembre la prima edizione del Festival Prima Materia la palazzo Sforza Cesarini
Genzano di Roma – Sabato 2 Novembre, il Palazzo Sforza Cesarini ha ospitato artisti e visitatori per l’inaugurazione della prima edizione del Festival Prima Materia in presenza dei curatori, Vanessa Mingozzi e Andrea Di Nezio, del presidente della Fondazione Terre Latine l’arch. Virginio Melaranci, del vicesindaco Luca Lommi e della consigliera comunale e della Città metropolitana di Roma Capitale, Marta Elisa Bevilacqua. La mostra collettiva è il risultato di una call aperta che ha richiesto ad artisti locali e non, di confrontarsi con il Mito legato a Diana e al Rex Nemorensis, fornendone interpretazioni in chiave contemporanea. La call ha avuto una risposta entusiastica, con oltre 200 candidature, che ha reso non facile la selezione ad opera di una giuria di esperti, che insieme ai curatori si sono occupati della selezione delle opere.
Prima Materia è festival delle arti che nasce come una fucina di relazioni (tra umani e storie, tra umani e luoghi, tra luoghi e storie; e tra umani). Il titolo della manifestazione deriva da un’espressione latina che indica la materia grezza, primordiale, quella che, per assenza di forma, è pura potenzialità. La Prima Materia allude ad una sostanza originaria comune che dal confronto artistico ci auspichiamo assuma molteplici forme in questa ed in future edizioni.
Il mito come Prima Materia
La prima edizione del festival si concretizza in una mostra collettiva risultante da una chiamata agli artisti a confrontarsi su un tema comune, individuato nel Mito legato al territorio di Genzano di Roma e del Lago di Nemi.
Le storie legate alla dea Diana, il cui santuario si trovava proprio alle pendici dell’antico cratere ed al cruento rito di successione del suo re-sacerdote, il Rex Nemorensis, custodiscono le radici della cultura del luogo e costituiscono una trama di suggestioni che per secoli hanno affascinato visitatori e artisti.
In prossimità del lago di Nemi si crea una condizione rara in cui passato mitico, bellezza naturalistica e un bene monumentale aperto alla collettività, Palazzo Sforza Cesarini, coesistono in un Paesaggio di elementi storicamente relazionati.
PRIMA MATERIA 0.1 si propone dunque non solo di narrare, ma di ricostruire i legami con il passato, di fare emergere ciò che da sempre è presente, di provare a esplicitare quelle suggestioni che rimangono sospese nel tempo e nello spazio e proiettarle in avanti.
Il racconto in mostra
Le opere degli artisti presenti in mostra sono state selezionate tra le numerose candidature ricevute e costituiscono una variegata serie di declinazioni del tema proposto. Aperto ad artisti di ogni provenienza ed età e a tutte le forme d’arte, la mostra collettiva articola una narrazione libera di esplorare il mito in tutte le sue sfaccettature avvalendosi di una molteplicità di tecniche e materiali.
L’allestimento delle sale raggruppa le opere per categorie tematiche. A partire da un’interpretazione del mito meno letterale, le prime opere rievocano il valore universale sotteso al duello per divenire il Rex Nemorensis, in cui l’aspirante doveva uccidere il sacerdote in carica dove aver colto, dall’albero sacro alla Dea, il celebre ramo d’oro: la frattura tra il passato e l’avvenire; la fatale necessità di cambiamento e la tragicità che si porta dietro l’attesa di un nuovo ordine; la gravità della rinascita, la perenne ciclicità di questo processo.
Attraverso connessioni visive e formali si passa poi a una serie di opere che scandaglia il cambiamento insito nella natura mutuando le suggestioni morfologiche del bosco. Ancora, numerosi artisti lavorano nell’evocare l’ambiente naturale connesso al mito nella sua duplice componente di selva e di lago, manifestandone gli scenari visivi e simbolici.
Ecco che il ramo d’oro suscita un interesse quasi botanico; diventa la metafora di epifanie; trama grafica decorativa. La figura del re del bosco viene ora rievocata nel suo valore sacrale di protezione dei cicli naturali, ora esplorata nella sua valenza simbolica, ora reinterpretata in chiave contemporanea. Il percorso, che si apre con una misteriosa e suggestiva rappresentazione della natura trivia di Diana, si conclude con un gruppo di opere che fa esplicitamente tributo alla Dea, alla fierezza che le si attribuisce in quanto protettrice delle selve, alla sfera della fertilità di cui è nume tutelare, alla sua triformità di divinità lunare.
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Last Updated on 13 Novembre 2024 by Autore G