Il piano antenne di Pavona, la parola a chi l’ha redatto
Pavona – L’11 ottobre resterà una data storica, purtroppo in negativo per i cittadini, che hanno visto il Tar respingere il ricorso presentato dal Comune di Castel Gandolfo per fermare la richiesta avanzata da Infrastrutture Wireless Italiane S.p.A., per l’installazione di un impianto di telefonia in via Tiziano.
L’amministrazione comunale, che non si è costituita in giudizio, come si apprende dalla sentenza stessa, giovedì terrà un consiglio comunale, aperto a tutti i cittadini sulla problematica.
La pretesa di Vodafone e Tim di attivare la nuova antenna predisposta a Pavona, fa crescere la preoccupazione tra gli abitanti, che nel frattempo si sono autorganizzati, promuovendo a loro volta ricorso al giudice amministrativo, per sostenere le loro ragioni.
La questione verte sulla possibilità da parte della società di telefonia, di allestire un nuovo ripetitore, a pochi metri di distanza da alcune abitazioni, ma anche di punti sensibili: due asili e un istituto scolastico.
La legge quadro che regola sul territorio nazionale la protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, è la n. 36 del 2001.
A doversi occupare della tutela dei cittadini da un’esposizione che è considerata potenzialmente pericolosa per la salute dell’essere umano, è lo Stato, mentre i sindaci vigilano affinché la diffusione delle infrastrutture non danneggi la salute dei propri cittadini e l’integrità del territorio. Infatti, il comma 6 dell’articolo 8 della legge 36/2001, demanda ai comuni la possibilità di “adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico […].
I limiti di esposizione per i campi elettromagnetici in radiofrequenza, di cui al DPCM dell’8 luglio 2003, sono stabiliti in 6 volt/metro per i luoghi di permanenza non inferiore alle 4 ore giornaliere, con valore medio inizialmente di 6 minuti. La Legge n. 221/12 (Decreto Crescita) ha elevato questo arco temporale da 6 minuti a 24 ore, di fatto innalzando di gran lunga la soglia di tolleranza media per la popolazione. Una beffa per il principio di precauzione!
Sulla base della normativa vigente il Comune può decidere in quali aree concedere ai gestori di installare le antenne, dopo aver fatto redigere un apposito piano di localizzazione. Secondo la giurisprudenza dominante del Consiglio di Stato il regolamento è valido se finalizzato al corretto uso del territorio e a ridurre al minimo l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, purché ciò non si traduca in un ostacolo generalizzato alla installazione di impianti di telefonia mobile. Per evitare questo problema, i criteri localizzativi indicati nei regolamenti e nei piani devono avere un carattere di elasticità, cioè devono adattarsi alle necessità del territorio, contemperando le esigenze di copertura del segnale radioelettrico, con quelle di tutela della salute e dell’ambiente.
Il Comune di Castel Gandolfo, ha approvato il Piano Antenne nel 2013, redatto dalla Ditta PRAEET srl. L’amministrazione comunale di Castel Gandolfo, ha confermato in un’intervista rilasciata al nostro giornale, che sulla base del Piano Antenne, in quell’area non è previsto alcun impianto.
Abbiamo raggiunto Riccardo Ricci, responsabile di PRAEET, e autore di quel piano antenne che oggi è messo in discussione dal tentativo di installare questa nuova antenna.
Riccardo Ricci, quando ha fondato la sua azienda ha attuato una scelta ben precisa: porre al centro della sua professione l’etica e lavorare secondo coscienza.
Riccardo, già nel 2001, ancora prima della legge 36, avevi ricevuto l’incarico di analizzare i valori di Campo Elettromagnetico a Castel Gandolfo: per quale motivo?
Per via della costruzione del grande traliccio di S. Palomba, a Pomezia, non lontano da Castel Gandolfo e da Albano, territori già condizionati da Monte Cavo, che ospitava più di 300 impianti; la mega antenna di S. Palomba, che copriva con il segnale tutta l’Africa del Nord, era stata collocata a soli 3 km da Pavona e diffondeva emissioni elettromagnetiche estremamente elevate”
E com’è andata a finire?
Dopo aver denunciato emissioni abnormi, l’impianto è stato disattivato, ma noi vigiliamo comunque costantemente, con rilievi frequenti, affinché la situazione non si ripeta.
Veniamo a quel 2013 quando hai iniziato a lavorare per redigere il Piano Antenne attualmente in vigore nel Comune di Castel Gandolfo. Spiegaci quali installazioni prevede il tuo piano su questo territorio comunale?
Nel 2013, a fronte di un totale di 50 nuove richieste degli operatori nei comuni di Albano e Castel Gandolfo, su quest’ultimo abbiamo individuato solo 5 aree preferenziali, di cui 3 su impianti esistenti (Cimitero, Via dei Macinanti e S. Fumia), una sulla via dei Laghi per la copertura generale e una sul Municipio, per garantire con l’istallazione di micro antenne la copertura del Centro Storico, e scongiurare anche una già prevista grande istallazione nell’area di pertinenza del Vaticano, che avrebbe compromesso i valori di CEM, riscontrabili in ogni momento come ottimali, quasi ovunque sotto i 0,5 V/m.
Quindi, l’installazione che preoccupa gli abitanti di quella zona non era prevista? Perché?
Perché la copertura del territorio in quella zona era ed è ancora garantita dalla presenza di altri impianti, dislocati nei dintorni.
La T di PRAEET è l’elemento che indica il contesto “Territoriale”, cioè l’opportunità di realizzare la pianificazione, evitando di ancorare i nuovi impianti ad una visione d’insieme del territorio basata su meri confini amministrativi, piuttosto che fisici, facendo finta ad esempio, che Castel Gandolfo sia un’isola, e che intorno e oltre il suo territorio non esistano altri ripetitori: questa è la “motivazione” supportata da chi esegue Piani con il concetto della “Densificazione”, che ha come conseguenza l’aumento vertiginoso e incontrollato di nuove antenne in ogni singolo Comune.
Per questa ragione alla Conferenza del 2013, che si è tenuta proprio nella palestra della scuola elementare posta a ridosso del nuovo, contestato traliccio, presentammo i Comuni di Castel Gandolfo e Albano in modalità “Territoriale”, limitando al massimo le nuove istallazioni.
Sarebbe stato assurdo e assolutamente inutile prevedere nel piano una ulteriore localizzazione in un territorio così denso dal punto di vista urbanistico, con Scuole, Asili, parchi giochi e parrocchie dove si concentrano centinaia di bambini, e che, lo ripeto, è già pienamente coperto dal segnale di telefonia mobile.
L’obiettivo che abbiamo perseguito con il PRAEET nel territorio di Castel Gandolfo è principalmente quello della minimizzazione della esposizione dei cittadini all’inquinamento elettromagnetico ed il Regolamento ed il Piano del 2013 sono ispirati dal Principio di Precauzione.
Si tratta ovviamente di strumenti dinamici, che vanno monitorati e aggiornati nel tempo, per renderli coerenti con il quadro normativo attuale e per questo abbiamo in più occasioni invitato l’amministrazione comunale ad assumere l’iniziativa di rinnovare il Regolamento, per adattarlo alle mutate esigenze, come l’ingresso del nuovo operatore Iliad, o aggiornamento dei Regolamenti, come le recenti sentenze che hanno messo in discussione da poco tempo le distanze dai siti sensibili: è fondamentale aggiornare Piani e Regolamenti, in nove anni non sono cambiati solo i cellulari (oggi smartphone), nel 2013 si usava ancora il 3G.
A tal riguardo, non possiamo che auspicare che il giudice di secondo grado, a cui il Comune di Castel Gandolfo intende appellarsi, riservi una diversa interpretazione all’art. 4 del regolamento del 2013, appena censurato dal TAR; ciò in quanto, il divieto di installazione nel raggio di 50 metri dai c.d. siti sensibili, non va considerato un limite generalizzato e inderogabile, che impedisce lo sviluppo delle tecnologie e, in quanto tale, censurabile. Non si capisce, altrimenti, l’assunto contenuto nell’art. 3 del predetto regolamento, laddove si chiarisce che in via di principio, l’installazione di infrastrutture “è consentita su tutto il territorio comunale”. Si tratta, pertanto, di un vero e proprio criterio di localizzazione, che rispetta il principio di elasticità dello strumento regolamentare e quello di contemperamento dei diversi interessi in gioco, evocati in più occasioni dalla giurisprudenza.
Come hai ribadito, il Praeet ha come obiettivo principale quello di ridurre al minimo l’inquinamento elettromagnetico in un determinato territorio, indipendentemente dai confini comunali, visto che le onde non si fermano alle frontiere territoriali. Perché è così importante ridurre queste emissioni?
Prendiamo ad esempio Castelluccia, a pochissima distanza da Pavona, ma nel Comune di Marino, dove nel 2020 con i Comitati Cittadini e l’amministrazione abbiamo scongiurato l’istallazione di un nuovo supporto per SRB, identico a quello appena costruito a Pavona. Anche in quel caso la copertura del segnale era garantita da altri impianti già esistenti, addirittura a poche decine di metri. La vera domanda allora è: a cosa servono veramente questi nuovi tralicci e pali, dove i gestori pagano profumati affitti per istallare i loro ripetitori?
E perché ad ogni legislatura c’è chi prova a cambiare la legge, aumentando di oltre 10 volte l’attuale limite di emissione, per noi e molti medici esperti in materia già scandalosamente alto?
Sul sito del PRAEET la dottoressa Cuini, esponente di Medici per l’Ambiente, in una recente e partecipata conferenza a Zagarolo, luogo dove avevano istallato un altro mega impianto, spiega in modo dettagliato le conseguenze di esposizioni continue, soprattutto sui bambini e le fasce più indifese.
Voi avete lavorato per alcuni comuni che hanno scelto di essere Elettrosmog Free. Ma questo cosa significa, che in quelle zone non si naviga su internet con i cellulari o che non si riesce a telefonare?
Il Comune con la certificazione Elettrosmog Free non è un’area arretrata, dove non esistono servizi o sicurezza, è un territorio in cui i cittadini hanno scelto la via dello Sviluppo Sostenibile, anche nelle Telecomunicazioni, con applicazione rigorosa e verificata del Principio di Precauzione.
Concludendo, l’attuale norma impone quale limite massimo di 6 V/m, spalmato, con l’entrata in vigore della Legge 221/12, nell’arco delle 24 ore e non più di 6 minuti. La legislazione oggi, così com’è strutturata, secondo te tutela veramente i cittadini?
Abbiamo dimostrato, e siamo in grado di ripetere la prova in ogni Conferenza, che i servizi di telecomunicazione, compresi internet, possono funzionare efficacemente con valori di campo elettromagnetico molto bassi, molto al di sotto degli attuali limiti di legge. La Telefonia Mobile è un servizio ormai essenziale, tutti noi ormai telefoniamo, mandiamo messaggi e andiamo su internet con lo smartphone, in pratica dappertutto, ma la necessità di vendere nuovi cellulari a Natale, con nuovissime App, Social e giochi che terranno i nostri giovani ancora e sempre di più incollati allo schermo è sicuramente in netto e assoluto contrasto con il Principio di Precauzione.