Continuano i lavori per tentare di ripristinare il livello idrico dei laghi Albano e Nemi: intervista esclusiva al Dott. Ettore Marrone
Lo sapevamo già che la situazione per il nostro territorio è critica. Tutti coloro che dovevano sapere erano stati informati sulla carenza di acqua nel nostro territorio. I Castelli Romani stanno vivendo un momento, che dura da anni, in cui il bacino idrico sotterraneo che alimenta i nostri rubinetti si sta esaurendo. Tra le cause certamente i cambiamenti climatici in atto che ci costringono a periodi non piovosi molto lunghi e a temperature bollenti, ma soprattutto la colpa è dell’uomo. Con la cementificazione pressoché totale del terreno, lo sfruttamento incontrollato della risorsa idrica e il continuo aumento di richiesta di acqua, non abbiamo permesso in questi anni alla falda acquifera di potersi alimentare come avrebbe dovuto fare. Il terreno reso impermeabile dal cemento, il mancato recupero dell’acqua piovana, la dispersione della rete idrica sono certamente tra le cause che hanno contribuito a far abbassare il livello della falda acquifera dei Castelli Romani. Inoltre il livello idrico del Lago Albano e del Lago di Nemi continua a calare da anni. Non servono rilevamenti particolari per notarlo, l’evidenza è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno si è preoccupato di fare nulla. Due fenomeni, quello dell’abbassamento del lago e la riduzione del bacino idrico sotterraneo, connessi tra loro.
L’iniziativa di mettere istituzioni, associazioni, tecnici ed esperti del settore l’ha presa un privato cittadino, Ettore Marrone, che ha dato il via a degli incontri per iniziare a parlare del problema portando sotto gli occhi di tutti, quello che era evidente da anni. Abbiamo incontrato Ettore Marrone, in esclusiva per il nostro giornale, a pochi giorni dalla ripresa dei lavori per il contratto di Lago e Fiume che riguarda il nostro territorio: una comunione di intenti che rappresenta un successo personale per la sua caparbietà e l’impegno continuo in questi anni, nonostante le mille difficoltà e addirittura in alcuni casi l’indifferenza di chi invece avrebbe dovuto prendere l’iniziativa.
Dott. Marrone, come nasce l’idea del contratto di lago e di fiume?
Dopo aver constatato il drammatico trend al ribasso del livello idrico, ho organizzato dei webinar scientifici, ripartendo dagli studi effettuati nell’immediata emergenza dei primi anni 2000. Ho rintracciato tutti gli studiosi che avevano affrontato il problema al quale è seguito un vuoto e un disinteresse cosmico sino alla mia iniziativa partita a settembre 2020.
Ho chiamato a raccolta ulteriori esperti ed abbiamo sviscerato tutte le problematiche attinenti la questione.Tra i vari collaboratori ed esperti che mi accompagnano in questa iniziativa sin dall’inizio, c’è il Dott. Geologo Endro Martini che si è accalorato e appassionato alla problematica. Tra l’altro è un esperto in Contratti di fiume e quindi abbiamo individuato in questo metodo una delle possibili iniziative, (sperando che non sia la sola), per trovare risorse e soluzioni al problema.
Il suo impegno è del tutto a titolo di volontario. Quanta difficoltà c’è stata per coinvolgere le istituzioni, che invece la preoccupazione del lago dovrebbero averla quantomeno per professione?
Inizialmente ho coinvolto centinaia di tecnici , professionisti, studenti ed appassionati Italiani e non solo. La cosa che più mi ha sorpreso è che i nostri laghi li conoscevano in pochissimi, soprattutto nel Nord Italia. Altra sorpresa è stato la scarsa conoscenza del fenomeno (almeno nella sua gravità) delle popolazioni che gravitano sui laghi e il relativo disinteresse. Nonostante il clamore e l’alto livello degli studiosi, il compito più arduo è stato coinvolgere e destare interesse nelle istituzioni, soprattutto locali. Ringrazio sentitamente l’ex sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e l’ex sindaco di Marino Carlo Colizza che per primi hanno compreso l’importanza della mia iniziativa. Grazie alla loro funzione di “apripista” hanno facilitato poi la nostra opera di coinvolgimento delle altre istituzioni. Ringrazio anche il direttore delle Ville Pontificie Andrea Tamburelli. Nonostante le difficoltà, il gruppo iniziale che mi ha accompagnato (oltre al citato Endro Martini, Federico Boccalaro (AIPIN Lazio), Roberto Salustri (Reseda Onlus) e Piero Orlando (Assonautica) non ha mai fatto mancare il prezioso apporto e sostegno. Ringrazio anche i vari ordini professionali che hanno partecipato in forze ai massimi livelli Nazionali e locali ai vari webinar di discussione.
Dopo tanta fatica finalmente il primo incontro sulle rive del lago. Ci fa un bilancio?
Il primo incontro finalmente in presenza dopo la pandemia, ci ha permesso di guardarci negli occhi e soprattutto di evidenziare che la nostra iniziativa ha scosso le coscienze e messo in evidenza un problema che si trascina da ben prima del 1988 (anno in cui il lago ha raggiunto per l’ultima volta il livello di sfioro dell’emissario) e che quindi è strutturale e non legato alle sole variazioni climatiche (oggi tanto evidenziate dall’attuale siccità) che comunque hanno la loro importanza e rilevanza. Il bilancio è stato sicuramente positivo, perché molti attori e responsabili di strutture che dovrebbero curare il “malato” finalmente si sono resi conto visivamente e con contezza della gravità della situazione.
Prossimo incontro invece a Nemi. Quali le aspettative?
Il prossimo incontro che si terrà lunedì 27 p.v. presso il museo delle Navi Romane (ringrazio sin d’ora la direttrice dott.ssa Daniela De Angelis) sarà l’inizio dell’esame delle proposte tecniche di fattibilità degli interventi più urgenti e soprattutto per continuare con la formazione della struttura tecnico – operativa per proseguire un percorso che non sarà per nulla semplice. Contiamo di unire al nostro fianco ulteriori appassionati, esperti ed enti che possano contribuire al fermare un fenomeno che altrimenti diventerebbe irreversibile e tragico.
La mancanza di acqua oggi è diventato un problema di cui tutti parlano perché concretamente scarseggia l’afflusso idrico. Alcuni sindaci hanno emesso ordinanze per limitare l’uso dell’acqua. Pensa che abbiamo perso tanto tempo in questi anni e che avremmo potuto evitare o spostare più avanti nel tempo l’attuale emergenza?
Certamente a livello istituzionale c’è stato una dormienza ed un disinteresse a tutti i livelli. Si sarebbe potuto affrontare prima il problema e magari porre in essere iniziative che almeno ci avrebbero dato più respiro. Purtroppo ora il tempo è finito e urgono iniziative rapide ed efficaci, perché per i fiumi ed i laghi del Nord sarà sufficiente un autunno ed un inverno freddi e piovosi per ripristinare i livelli e magari passare alle alluvioni, mentre per i nostri laghi questo non è minimamente sufficiente.
Da privato cittadino quanto le è costata questa iniziativa?
Molto tempo, molto impegno, molti rospi da inghiottire e anche denaro.
Grazie per questa iniziativa e per non aver gettato la spugna quando altri, probabilmente, lo avrebbero fatto.
Di Emanuele Scigliuzzo