La Canzone del Piave

La Canzone del Piave

In occasione della ricorrenza del 4 novembre, la Redazione è andata a visitare il Museo della Comunicazione di Roma, dove è custodito il foglio originale della Canzone del Piave. È stata un’occasione per rivivere la storia d’Italia con lo sguardo rivolto al futuro.

grafiche ottobre 2022

Roma – “La Pace non trovò né oppressi né stranieri”.

Con queste parole termina “La Canzone del Piave”, l’inno che più rappresenta la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.

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Leggere il testo di questa canzone significa ripercorrere i terribili anni che cambiarono il nostro Paese, dal 24 maggio 1915 (“Non passa lo straniero” – giorno della dichiarazione di guerra) fino alla battaglia di Vittorio Veneto (“Indietro va, straniero” – incominciata dalle sponde del Piave il 24 ottobre 1918), passando per la disfatta di Caporetto (“Ritorna lo straniero” – quando il 4 novembre 1917 l’Esercito italiano si ritirò oltre le rive del Piave dopo essere stato sconfitto dagli austro-ungarici). Terribili anni perché per la prima volta tutti gli italiani vissero in prima persona lo sconforto di una guerra. Non devastazione totale come poi successe nella Seconda Guerra Mondiale, ma preoccupazione e dolore delle famiglie di ogni angolo della penisola perché in molti indossarono la divisa, lasciando le mogli e le mamme a portare avanti quella vita quotidiana stravolta dal rumore delle armi.

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Ma c’è di più: “I ragazzi del 99”. Quei giovani nati nel 1899 che furono chiamati, appena diciottenni, a raggiungere le trincee sulla linea del Piave e contribuire alla vittoria finale, scolpendo definitivamente la parola PACE il 4 novembre 1918. Un’intera generazione che, mettendo da parte il loro proprio futuro, hanno indossato un elmetto e imbracciato un fucile magari anche contro la loro volontà. Alcuni hanno fatto ritorno al loro quotidiano. Altri hanno annegato i loro sogni nelle acque agitate del Piave. Ma tutti hanno cantato “La Canzone del Piave” con un messaggio di speranza: “né oppressi né stranieri”.

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Parole tanto moderne oggi così come questo canto di guerra che, all’apparenza intriso di troppo patriottismo, ha sempre portato in sé uno spirito democratico e rivoluzionario. Non tutti sanno che “La Canzone del Piave” divenne l’inno provvisorio del governo italiano dal 1943 al 1946 in seguito all’armistizio dell’8 settembre, dopo la caduta del fascismo e per tutto il periodo in cui un’altra generazione di giovani, quella dei Partigiani e dei soldati italiani che non hanno aderito alla Repubblica si Salò, ha definitivamente liberato la penisola dall’atroce dittatura nazi-fascista.

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Si deve vivere ogni singola nota di questo inno ogni volta che lo si sente risuonare nella resa degli onori ai Caduti per l’Italia, per ricordare tutte quelle giovani generazioni che hanno creduto in un Paese libero e democratico.

David Brower, uno dei primi ambientalisti americani, diceva: “Dobbiamo cominciare a pensare come un fiume, se vogliamo lasciare un patrimonio di bellezza e di vita per le generazioni future”. I ragazzi del 99 hanno messo da parte i loro sogni in riva al Piave. I giovani della Seconda guerra mondiale hanno combattuto per la libertà e la democrazia con in sottofondo il Piave. Sta a noi continuare a farsi trasportare dalle onde del Piave, per lasciare ai giovani un mondo più vivibile.

Di Claudio Chiavari

Last Updated on 7 Novembre 2022 by

Redazione 2

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