La Cornasella

La Cornasella

(Adnkronos) –

Il tuo sito apre con una frase: “la nostra idea di vino bergamasco”. Quale sarebbe?

 Il nostro progetto è nato appunto da un’idea. Prima ancora di valutare aspetti tecnici e pratici quello che ci ha mosso fin dall’inizio è stata la volontà di intraprendere una strada nostra, identitaria e precisa con un focus sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni e tradizionali bergamaschi. Abbiamo fatto della necessità una virtù e visto che oltre ai classici Merlot e Cabernet Sauvignon avevamo una vigna di Moscato di Scanzo (all’epoca destinata all’estirpo, successivamente diventata il cuore pulsante dell’azienda) abbiamo cominciato a sperimentare con questo vitigno. La nostra idea di viticoltura bergamasca mira a una valorizzazione del territorio senza forzature: ben venga la complementarietà tra vitigni autoctoni (oltre al Moscato di Scanzo abbiamo piantato Franconia – Imberghem) e i progetti di altre aziende sulla Merera e Incrocio, purché il risultato sia qualitativamente appagante e sostenibile. 

I vini della bergamasca hanno vissuto periodi di alti e bassi, ma con grande interesse stiamo assistendo allo sviluppo di diverse realtà che stanno perfezionando la linea e diffondendo il marchio altrove. La vostra storia come nasce? Quali sono stati i principali ostacoli e cosa prevedi nella Valcalepio del futuro?

 L’azienda vinifica dagli anni ‘60 ma è solo dagli anni 2000 che diventa proprietà di Stefano Gavazzeni. Dopo un periodo di stop nel 2016 ha ripreso a vinificare con un progetto totalmente nuovo. In realtà il progetto su Bergamo è stato accolto con entusiasmo da molti ristoratori ed è grazie a loro se oggi si è creato un certo interesse. La difficoltà più grande è quella di far conoscere il vino fuori dai nostri confini, per questo riteniamo necessaria una collaborazione tra produttori bergamaschi. L’unione fa la forza, si spera!Leggi l'intervista completa su Vendemmie.Adnkronos – Vendemmie
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Last Updated on 7 Aprile 2023 by Redazione

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