La sordità da otosclerosi

La sordità da otosclerosi

L’otosclerosi è un processo morboso che colpisce circa il 10% della popolazione bianca adulta, l’1% di quella afroamericana ed anche meno di quella africana.

È una malattia non infiammatoria localizzata alla capsula ossea labirintica, si caratterizza per un accumulo di osso “nuovo” a livello della finestra ovale e della staffa, che provoca un blocco della catena degli ossicini (martello, incudine e staffa) e riduce di conseguenza la sua mobilità, provocando così un abbassamento dell’udito.

In realtà solo il 10% circa dei soggetti affetti da otosclerosi sviluppa una ipoacusia. Raramente si manifesta nei bambini, in genere infatti diviene evidente nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, in occasione del riscontro di un’ipoacusia inizialmente asimmetrica, poi bilaterale, simmetrica e lentamente progressiva. La causa dell’otosclerosi è al momento ancora sconosciuta.

Il meccanismo sembra essere multifattoriale sia su base ormonale-metabolica, sia su base ereditaria, legata al cromosoma x. Ciò comporta che la malattia colpisca prevalentemente il genere femminile, in quanto portatore dei geni XX, mentre è meno frequente nel genere maschile, portatore, come si sa, dei geni XY. Il virus del morbillo rappresenta un fattore scatenante in soggetti con predisposizione genetica all’otosclerosi.

Nel mondo occidentale rappresenta la prima causa di sordità (ipoacusia) acquisita. Il principale sintomo riconducibile all’otosclerosi è la progressiva diminuzione dell’udito, che generalmente evolve molto lentamente, alternandosi a periodi di stabilizzazione.

L’ipoacusia può essere di tipo trasmissivo (80% dei casi), misto (15%) o neurosensoriale puro (5%) a seconda della fase e della sede del focolaio osteosclerotico.

La sordità si manifesta in modo prima monolaterale, successivamente bilaterale, con andamento lentamente progressivo, ma può subire accelerazioni durante la maternità, l’allattamento e la menopausa per un influsso ormonale sul metabolismo dell’osso. L’otosclerosi può essere accompagnata da acufeni, mai da vertigine, otalgia od otorrea.

Come può essere individuata l’otosclerosi? L’otosclerosi può essere diagnosticata attraverso due esami specifici: l’esame audiometrico tonale e l’esame impedenzometrico, con i quali si verifica se la sordità sia originata da problemi di trasmissione del suono per via aerea, via ossea o entrambe e se il focolaio osteosclerotico che fissa la platina della staffa alla finestra ovale, impedisca anche solo in parte l’evocazione dei riflessi del muscolo stapedio.

Per curare l’otosclerosi non esistono valide terapie mediche, ma è indicata solo la chirurgia.

Il trattamento chirurgico più praticato è quello della stapedotomia, intervento eseguito con l’ausilio di un microscopio operatorio, di un’idonea strumentazione microchirurgica e di un trapano o di un laser con cui si pratica un foro nella platina della staffa, si asporta poi in parte la sua sovrastruttura e si inserisce una microprotesi in titanio al fine di ripristinare la funzionalità della catena ossiculare.

La stapedotomia può essere eseguita in regime di day surgery, dura solitamente meno di un’ora, non lascia cicatrici visibili e richiede una breve convalescenza.
La protesi acustica è una valida alternativa all’intervento chirurgico, non solo nei casi di una ipoacusia lieve o monolaterale, ma anche quando non si vuole, o non si può affrontare uno stress operatorio.

La protesizzazione migliorando la capacità uditiva, migliora anche la qualità della vita, rendendo il suo svolgersi più semplice e meno faticoso.

Dott.ssa Elisabetta Sartarelli
Medico Chirurgo Sp. Otorinolaringoiatria
Centro Medico La Stella


Last Updated on 12 Aprile 2021 by

Redazione 2

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