Michele Santoro a Velletri Libris con “Nient’altro che la verità”
Attualità, potere, politica, malavita e inchiesta: sono solo alcune delle parole chiave che hanno contraddistinto l’incontro di sabato 28 agosto a “Velletri Libris”, rassegna internazionale di letteratura ideata e realizzata da Mondadori Bookstore Velletri-Lariano-Genzano-Frascati e Fondazione De Cultura. Ospite della serata il conduttore televisivo, giornalista e scrittore Michele Santoro, autore del libro “Nient’altro che la verità” edito da Marsilio.
Dialogando direttamente con il pubblico, il noto autore ha passato in rassegna diversi argomenti prima di entrare nel vivo del libro, che riporta la conversazione con il pentito di mafia Maurizio Avola, un killer “sottovalutato” e organico alle organizzazioni criminali. Santoro, infatti, ha nella sua premessa distinto l’informazione e la comunicazione: “ridurre l’informazione a comunicazione è sempre più frequente. L’informazione dovrebbe ospitare sempre il dibattito, le idee stravaganti, il confronto delle opinioni e in qualche maniera abbiamo vissuto una fase in cui l’informazione s’è ammalata diventando grigia e conformistica. Quante volte vediamo gli stessi ospiti ripetere le stesse cose in tutte le trasmissioni?”.
L’interrogativo elaborato da Santoro è stato seguito da un’altra domanda cruciale, che dovrebbe essere d’obbligo per ogni conduttore e autore: “mi chiedo sempre quale sia la mia funzione e quella della televisione. Nel caso specifico, nella televisione ero il punto interrogativo. È importante, deve essere messo nel momento in cui l’informazione assume un carattere più uniforme”.
Dopo questa doverosa introduzione, si è entrati nel vivo di “Nient’altro che la verità”, un libro che ha suscitato anche numerose polemiche proprio per il carattere dell’inchiesta, senza filtri e senza timore reverenziale alcuno. “Avola non è mai stato considerato un capo”, ha spiegato Santoro, “anche perché i capi oggi rimangono all’ergastolo ostativo e non hanno diritto alla riconsiderazione della propria situazione se non si pentono e non collaborano”,
L’incontro con Avola non è stato semplice per Santoro, che ha dovuto anche fare i conti con i propri principi etici e morali nell’affrontare il dibattito. Il focus sulla malavita organizzata è partito da un assunto: quella della piena operatività della mafia, di Cosa Nostra. “Avola ha confessato ottanta omicidi, dice di aver commesso un delitto importante che riguarda il giudice Scopelliti, colui che falcone voleva interpretasse la parte dell’accusa nel maxi-processo in Cassazione”. “Se Cosa Nostra fosse finita, non avesse una sua struttura esterna ben definita, come mai c’è anche chi non si pente?”, ha aggiunto Santoro.
Spesso la sua professione televisiva si è incrociata direttamente con la malavita organizzata, e in questo il dialogo con Avola è servito a rileggere alcune situazioni e contestualizzarle, come nel caso della maratona con Maurizio Costanzo per Libero Grassi: “in quella trasmissione incitavamo gli italiani a protestare contro la presenza di Cosa Nostra nella società italiana e nel condizionamento della politica. Il ragionamento di Salvatore Riina, di fronte a questo fatto, deve essere stato abbastanza logico: noi di Cosa Nostra siamo un elemento di stabilità, combattiamo chi vuole rovesciare il sistema, abbiamo camminato parallelamente al sistema stesso, abbiamo votato i partiti di governo e ora lo Stato si porta Giovanni Falcone, l‘uomo che sta facendo una legge apposta contro di noi, all’interno del Palazzo? La RAI e la Fininvest consentono a Santoro e Costanzo di mettere in scena questa roba? In tal modo lo Stato maschera la sua crisi, vogliono rifarsi un’immagine ai danni di Cosa Nostra, di tutto il sistema gli unici che devono pagare siamo solo noi? Ecco perché si scatena la strategia delle bombe che finisce nel 1994 quando Berlusconi diventa Presidente del Consiglio”.
Lineare ed efficace, il ragionamento di Santoro è proseguito toccando le parti più “scandalistiche” del libro: il volume non sottovaluta come l’ascesa politica di Berlusconi abbia rappresentato un mutamento degli equilibri politici precedenti. Questo mutamento era fondamentalmente quello perseguito dalla mafia: “fare a pezzi il vecchio sistema era l’intento, secondo loro non era più utilizzabile. Io”, ha detto Michele Santoro, “nel libro ammetto di non aver capito questo aspetto, per me c’era ancora un legame tra i partiti di governo e le organizzazioni criminali di Cosa Nostra, un legame sotterraneo, camminavano paralleli e non si incrociavano organicamente. Invece non era così, Cosa Nostra aveva già deciso di fare ameno dei vecchi interlocutori”.
E da qui le dovute deduzioni: “è per questo che uccidono Lima, si fa fuori Andreotti dalla Presidenza della Repubblica. Si erano già portati avanti col programma, insomma, cercavano di produrre qualcosa di nuovo che impedisse alla sinistra di andare al governo. È ovvio che quando Berlusconi è diventato presidente si è creata una situazione nuova”.
Il “piano” che intreccia politica e potere, tuttavia, non è stato proposto dall’esterno: Cosa Nostra non prende ordini, come sottolineato dall’autore. “Ci sono punti di collusione, di confusione e di collegamento, la mafia è arrivata con i contatti politici e massonici ma per sue autonome scelte. Questa rivelazione ha fatto indignare molti miei vecchi compagni di viaggio, visto la battaglia che ho sempre condotto sul caso Berlusconi”. Le dichiarazioni di Avola in tal senso hanno pesato eccome.
Tante le parole che il mafioso ha pronunciato e che fanno indignare e rileggere la storia: dal fatto che i servizi segreti non fossero “sul pezzo” alla creazione, da parte dello stesso Avola, dell’autobomba che ha ucciso Borsellino. Un salto all’indietro e in avanti insieme, che in “Nient’altro che la verità” è esplicato con sinuosa precisione. Una serata impegnativa ma preziosa quella di “Velletri Libris”, che si conferma scrigno prezioso di riflessione e rilettura della storia.