Vaccino anti-influenzale e Covid-19: c’è un nesso?
L’arrivo del freddo ed il calo delle temperature predispone al rischio di raffreddamenti ed influenze. Anche per quest’anno è prevista la classica ondata di influenza, ma la situazione si preannuncia più complessa, in virtù dell’attuale quadro epidemiologico causato dal Coronavirus (Sars-Cov2).
Sebbene l’influenza sia causata da virus completamente diversi dai Coronavirus, la circolazione contemporanea di entrambi i virus potrebbe complicare la situazione. Nonostante nella maggior parte dei soggetti comporti un esito innocuo, l’OMS stima dai 3 ai 5 milioni di casi gravi all’anno con un numero di decessi considerevoli, fino a 650.000 annui.
Ogni anno vi sono ceppi nuovi, verso i quali il nostro organismo deve nuovamente allestire tutto l’apparato di difese immunitarie, per produrre i nuovi anticorpi. Per tale motivo la vaccinazione nelle categorie più a rischio risulta essere fondamentale.
La vaccinazione costituisce un importante elemento di protezione che riduce del 50-70% le complicanze legate all’influenza e permette di semplificare le diagnosi e la gestione dei casi sospetti da Sars-Cov-2.
I primi sintomi di queste due infezioni sono, infatti, sovrapponibili. Inoltre, sembrerebbe che l’infezione dei virus influenzali possa agevolare l’ingresso del Sars- Cov-2 nelle vie respiratorie. Uno studio molto recente pubblicato su The Lancet ha dimostrato come alcuni virus influenzali potrebbero facilitare l’ingresso del Sars-Cov-2 nei polmoni.
Inoltre, uno studio pubblicato su Journal of Medical Virology evidenzia un tasso di letalità da Covid-19 più basso tra le persone vaccinate per l’influenza. E’ necessario precisare, tuttavia, che al momento non ci sono dati sufficienti per chiarire quale impatto potrebbe avere il vaccino anti-influenzale, in caso di contagio da Sars-Cov-2.
Vaccinare le categorie più deboli è, comunque, importante in quanto un soggetto già indebolito dall’influenza potrebbe riscontrare conseguenze più serie nel contrarre l’infezione da Covid-19 ed, anche, per ridurre la probabilità di infezione da Coronavirus.
Il vaccino anti-influenzale, inoltre, ridurrebbe al minimo la possibilità di confondere l’influenza stagionale con l’infezione da Sars-Cov-2 e questo potrebbe limitare il ricorso ai tamponi per la diagnosi del Covid-19. Si calcola, infatti, che la vaccinazione anti-influenzale aiuterebbe nella diagnosi differenziale, riducendo di 4-5 milioni i tamponi per casi dubbi, causati da sintomi simili al Coronavirus, con risparmio economico e riduzione dei ricoveri in ospedale.
Il vaccino anti-influenzale è, dunque, fondamentale in tutte le categorie a rischio, nei bimbi con meno di sei anni e negli over 65, ma anche nelle donne in gravidanza ed in tutti quei soggetti con malattie pregresse ad alto rischio di complicanze.
Biologa Molecolare & Nutrizionista Cristina Mucci