Velletri, Adessoscrivo alla Mondadori: “I giovani vanno ascoltati, oggi si fa fatica a provare emozioni”
Velletri – Un libro per lettori di tutte le età scritto da un giovane che spopola sui social network e non solo. Adessoscrivo è stato protagonista, di fronte a un’ottima cornice di pubblico, del giovedì pomeriggio
targato Mondadori Bookstore Velletri.
Intervistato da Tiziana Mammucari, l’autore di “E poi tu, all’improvviso” (Sperling&Kupfer) ha affrontato un tema importantissimo, quello della mancanza di entusiasmo, spesso dettata dai ritmi e dalle pressioni di una società che fatica a soddisfare i bisogni delle persone che la vivono.
Un argomento spinoso e difficile, affrontato con un lessico semplice che passando per pensieri e impressioni va dritto al punto senza giri di parole. Adessoscrivo, pseudonimo di Salvatore Ferrante, ha spiegato all’ufficio stampa della Mondadori di Velletri alcune caratteristiche, stilistiche e tematiche, di questo suo ultimo libro.
Perché affrontare il tema dell’anedonia, tecnicamente l’incapacità, totale o parziale, di provare soddisfazione, appagamento od interesse, per le consuete attività piacevoli?
Perché ci sono tanti ragazzi che hanno a che fare con questo tema. Oggi si fa fatica a provare emozioni, per tutto ciò che è successo e per questa nuova generazione forse un po’ impreparata a vivere. Con questo libro ho pensato di ascoltare e di aiutare questi ragazzi.
Da giovane, qual è il linguaggio adatto – in un libro – per i giovani, secondo te?
Secondo me i giovani bisognerebbe soltanto ascoltarli.
Il moderno e irrinunciabile mondo social aiuta a essere ascoltati?
Sì e no. Sì perché oggi i social si usano tanto, i ragazzi si immergono lì. No perché a volte ci sono storie che non hanno senso.
Che personaggio è Salvo? Sapresti indicarne un difetto e un pregio?
Il difetto è che pretendo troppo da tutto, soprattutto da me stesso. A volte la gente pensa che io sia in guerra con le persone e invece è solo una guerra personale. Un pregio è che forse rispetto ad altri so ascoltare, ho un alto livello di empatia.
Il legame con Napoli come si sviluppa, non essendo tu napoletano di origine?
Io sono palermitano e manco da lì da tantissimi anni, ma Napoli somiglia molto a Palermo. L’ho visitata per caso e l’ho amata così tanto che ho voluto descriverla come se fossi un abitante. Ho avuto un aiuto da Federica, che c’è nel libro, da suo nonno, insomma dal popolo di Napoli.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro e qual è la scintilla che ti ha spinto a partire?
Quanto tempo non saprei dirlo: sono una persona molto pigra, magari potrei scrivere una cosa in un mese e ne impiego sette o otto. Devo scrivere quando ho davvero voglia di farlo, non riesco a prenderlo come un lavoro e impormi di scrivere un capitolo al giorno. Devo farlo quando me la sento. Questo libro lo avevo iniziato prima del precedente, poi mi sono fermato perché avevo bisogno di buttare fuori qualcos’altro, e quindi l’ho ripreso più avanti.