Velletri – Auditorium, Chiostro, Giardino, Teatro: quale futuro? Parla Claudio Micheli (direttore FondArc)
Velletri – Si torna a parlare di riapertura, e se da una parte la notizia è positiva, dall’altra sale anche lo scetticismo dovuto alle condizioni in cui si potranno accogliere nuovamente gli spettatori nelle sale.
La Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri è impegnata su più fronti, dato che gestisce la Casa delle Culture (con Auditorium, Sala degli Affreschi, Chiostro e Giardino) e il Teatro Artemisio-Volonté.
Molti posti per il pubblico, tante norme da seguire. Cosa si prevede nell’immediato futuro? Ha risposto il direttore artistico Claudio Maria Micheli.
Direttore, il 27 marzo è la data fissata per la ripresa delle attività teatrali in Zona Gialla, e quindi anche a Velletri. Quali sono le prospettive?
“Mi sembra una situazione non percorribile, poco credibile e, se mi posso permettere, abbastanza propagandistica. Posso immaginare che il Ministro si sia sentito fortemente pressato da tutto il settore dello spettacolo e della cultura e che quindi abbia deciso di fissare una ipotetica data piuttosto che un’altra, ma sicuramente, non essendo del mestiere, non immagina neanche lontanamente cosa significhi riaprire un teatro, programmare una stagione, bloccare maestranze, contratti con artisti e tanto altro.
I tempi di realizzo non sono da bacchetta magica e in più aggravati dall’incognita di diventare Zona Arancione o addirittura Rossa, con totale blocco di tutto e tutti. Compagnie fuori regione che non possono viaggiare, vendite di biglietti che poi vanno puntualmente rimborsati andando avanti con altre voci.
Noi stessi non siamo riusciti a portare a temine la stagione di prosa 2019/20 dell’Artemisio con gli ultimi due spettacoli spostati poi in ottobre e novembre di Guidi/Ingrassia ed Enrico Lo Verso con Pirandello (che già sostituiva Iacchetti/Quartullo) e quindi saltati del tutto”.
A livello di posti, con le riduzioni imposte, quanti spettatori si potrebbero accogliere tra i vari siti che gestisce la Fondazione?
“Con il numero ridotto al 25% della capacità delle sale, considerando gli spazi, al Teatro Artemisio/Volonté passeremmo da 418 a 103 posti circa, in Auditorium a 25 posti circa e il Chiostro del Carmine in estiva a un centinaio di posti. È veramente una situazione che non permette la normale ripresa delle attività. In più il coprifuoco alle ore 22 e la paura dello spettatore di uscire da casa per venirsi a rilassare un paio d’ore con tutto quello che viene annunciato ogni giorno sui media da bollettino quasi di guerra”.
Quali sono i costi di gestione delle strutture coordinate dalla Fondazione?
“Il Teatro, come il Cinema e altre situazioni del genere hanno dei costi di gestione molto alti che non permettono di rischiare più di tanto e seppur si rimanesse in Zona Gialla, cosa di cui dubito fortemente visti i dati, non si riuscirà per il momento a portare pubblico neanche per coprire la metà delle spese. Si aggiungano SIAE, IVA, Pubblicità e compagnia bella ci si farà sicuramente meno male stando chiusi.
Questa la situazione attuale in tutta Italia, tranne che per gli enti lirici e teatrali che vivono di sovvenzioni statali ed anche con le sale vuote possono permettersi di inscenare spettacoli avendo coperte tutte le spese di maestranze, artisti e organizzative”.
C’è comunque un’attività costante, nella programmazione, come si evince dai social. Streaming, registrazioni, idee per il futuro. Un riassunto?
“Gli eventi solo in streaming in Auditorium, come i concerti di Carlo Grante, vanno benissimo, come il concerto di qualche giorno fa dedicato alle musiche di De Gregori, qualche registrazione sullo splendido pianoforte Bosendorfer, incontri senza pubblico e poco altro. Stiamo invece programmando, come Fondazione, la seconda rassegna internazionale di Danza contemporanea, che partirà verso la fine di maggio e durerà fino a novembre, alcuni spettacoli di teatro oltre ai concerti.
Tutto questo verrà svolto nel chiostro e nel giardino esterno della Casa delle Culture in estate almeno fino a fine settembre, per cercare poi di tornare verso l’autunno in teatro, se le condizioni lo permetteranno, ripartendo con una programmazione degna di questo nome, vaccino e colori di regioni permettendo”.
Quali sono le prospettive che un Ente come la Fondazione può aprire in una fase dove è complesso pensare anche al mese prossimo?
“La Fondazione, in questo momento di stasi forzata ma assolutamente non di rinuncia ad andare avanti, sta preparando un progetto molto ambizioso, grazie anche ad un bando regionale, che potrebbe partire già dalla fine del 2021 per terminare nel 2023, al quale parteciperanno importanti associazioni che operano sul territorio e che hanno espresso la volontà di collaborare con la FondArC per tentare un rilancio del turismo nella nostra città, tramite momenti e weekend di arte e cultura, con rassegne, mostre, teatro, concerti, oltre a visite guidate e molto altro che al momento non vorrei svelare, poiché si sta lavorando ininterrottamente al format e molte idee stanno prendendo forma giorno per giorno.
Tutto questo grazie a coloro che, oltre al direttore artistico, si sono messi a disposizione iniziando dai nuovi consiglieri della Fondazione, associazioni, professionisti del settore, della ristorazione e del soggiorno. Con questo voglio precisare che se qualche associazione o realtà che non siamo riusciti a contattare per il momento volesse farsi viva, portando idee e volontà di collaborazione, è la benvenuta”.
La collaborazione con le Associazioni ha avuto sviluppi?
“La Fondazione tra i suoi scopi statutari ha anche quello di far incontrare realtà culturali e artistiche lontane tra loro ma con la voglia di rendersi utili per la comunità, affinché si possa creare sul territorio una organizzazione tale che permetta alla città di mostrare il meglio delle sue tradizioni, della sua storia antichissima, delle sue potenzialità molte delle quali inespresse o lasciate alla sola forza del singolo.
In questo momento di estrema difficoltà urge tirare fuori la voglia e il coraggio, non lasciarsi andare ai soliti discorsi ed atteggiamenti negativi che non portano da nessuna parte oltre che a peggiorare una situazione che si rappresenta già da sé.
La Fondazione e tutti i suoi partner ci credono, ma solo con il contributo di tutti si riuscirà al più presto di riprenderci la vita, quella che ci piace e che ogni tanto, malinconicamente, ricordiamo com’era”.