Velletri, la “Campaniliana” chiude la V edizione fra successi, studi e nuove prospettive per il 2022
Velletri – Si è conclusa con altri due interessanti appuntamenti la “Campaniliana”, rassegna nazionale di teatro e letteratura ideata dalla Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura in collaborazione con Memoria ‘900 e patrocinata dal Comune di Velletri e dal MIBAC. Dopo l’inaugurazione con il saluto di Pino Strabioli e gli interventi di Angelica Ippolito e Giorgio Lupano e la rappresentazione dell’opera segnalata 2020, “38 giorni per cambiare vita”, con Giacomo Zito e Chiara Di Stefano il week end appena trascorso ha visto tanti altri protagonisti e un numeroso afflusso di pubblico.
Sabato 6 novembre in Auditorium alla Casa delle Culture la giornata di studi, coordinata da Rocco Della Corte, con Paolo Bruini, attore e docente laureatosi all’Università di Bologna con una tesi su Achille Campanile. Il giovane studioso, classe 1995, ha condotto la platea all’interno dei meccanismi comici e umoristici campaniliani, a partire dalle figure retoriche e dalle metodologie di scrittura che poi si allargano anche al teatro e al romanzo. Un intervento davvero interessante, mai noioso, che ha letteralmente aperto nuovi orizzonti ai fruitori dei testi del Maestro. Assente, per un imprevisto, l’altro studioso, Michele Palmiero: l’incontro sarà riprogrammato non appena possibile.
Domenica 7 novembre, invece, è stata la volta della premiazione: di fronte ad un Teatro Artemisio-Volontè nuovamente pieno (un’emozione, per la seconda volta in sette giorni) i giurati Emilia Costantini e Arnaldo Colasanti hanno svelato il copione vincitore. Si tratta de “La mia famiglia on line” di Giuseppe Della Misericordia, in un’ironia della sorte che lo ha visto aggiudicarsi lo scorso anno la menzione speciale e quest’anno il premio.
La motivazione, firmata dal Presidente Colasanti con il beneplacito dei giurati Gaetano Campanile, Emilia Costantini, Vera Dani e Michele La Ginestra, è la seguente: “La qualità preziosa di La mia famiglia on line è il fatto che tutto ciò che accade sia facile, comodo, rilassante, giocoso. Il rapporto matrimoniale di Lucia e Francesco è di una leggerezza invidiabile. Chiunque vorrebbe vivere come loro, senza le fatiche del giorno, coccolati e viziati da un’esistenza di schermi computer, intelligenze artificiali, droni e realtà virtuali a servizio. La felicità è tutta qui: pensare una cosa e averla subito, all’istante. Ma è così?
Quando un drone si perde tra i rami di un faggio, cambia qualcosa: ci si accorge che questa realtà godibile di puro confort nasconde una terribile voragine. Per esempio, Lucia si accorge di non saper più vivere come un essere umano: si vede goffa nei suoi 32 metri da attraversare dalla casa verso l’albero. L’entrata in scena di Thomas, un pittore vero con pennello, matite e colori, è la goccia che fa traboccare qualsiasi equilibro: si comprende che la vita invidiabile è solo un’esistenza sprovvista di abilità e di carattere; è una vita d’acquario. Ma Lucia impara: apprende l’arte della vita. Capisce una cosa semplicissima quanto essenziale: il fatto che il campanello fuori dalla porta, suonando, annunci che c’è qualcuno e che il mondo, con tutti i suoi difetti, sia vero, è una cosa straordinaria. La sua domanda è struggente: “Io credevo… io ho sempre pensato che non ci fosse nessuno fuori!”
Invece, il mondo ci sorprende ancora: forse solo Francesco, il marito virtuale, non riesce proprio a capirlo. Quello che lui deciderà di fare non è che vivere dentro una paura abbagliata dall’illusione. E la sua, alla fine, non sarà una decisione, ma l’ammissione della qualità preziosa di questo testo: la vita vera degli uomini è un pericolo, è una scommessa: non può essere che una splendida paradossale, bellissima sorpresa – costi quel che costi”.
A seguire la compagnia “Ferro e Fuoco” della UILT, che anche quest’anno è stata presente con la presidente del Lazio Stefania Zuccari, il delegato Enos Palmisano e il referente Enrico Cappelli, ha messo in scena “Risorgimenticchio” in prima nazionale. L’opera vincitrice dello scorso anno, alla presenza dell’autore Giovanni Di Grezia, ha riscosso gli applausi dei presenti che hanno molto apprezzato la regia di Gianni De Feo e la prova degli attori.
Va agli archivi una quinta edizione ricca di contenuti, ospiti ed eventi: i numeri hanno premiato l’iniziativa, con il convegno che ha visto arrivare di lunedì pomeriggio oltre 70 persone in Auditorium, i due spettacoli che hanno portato a teatro 200 persone a testa e una giornata di studi davvero interessante capace di attrarre nonostante il diluvio oltre 30 spettatori. Gli ospiti, con la loro qualità e la loro disponibilità, hanno impreziosito il lavoro dell’organizzazione e confortato la mission della “Campaniliana” che era e resta quella di creare dibattito, discussione, riflessione sull’opera di Campanile in quella che fu la sua città adottiva insieme a Lariano.